Alatri e' una di quelle citta' la cui ricchezza storica e' testimoniata superbamente dalla quantita' e qualita' dei monumenti presenti nel suo territorio. Al di la' del suo massimo complesso monumentale di indubbio valore internazionale, come l'Acropoli Pelasgica, qui trattata a parte, vanno segnalati per il loro valore storico-artistico i seguenti monumenti:

S. Maria Maggiore

Sorta nel V secolo probabilmente sulle rovine di un vetusto tempio consacrato alla dea Venere. Fu ampliata in epoca romanica e radicalmente ristrutturata nel XIII secolo in accordo con i nuovi indirizzi dell'architettura gotica. Ad esse si deve il nitido disegno della facciata monocuspidata, con le tre porte di accesso e l'originalissimo traforo del rosonoe, riccamente decorato attraverso il costante ricorso al motivo trilobo. L'interno severo ed essenziale, tripartito da una doppia fila di massicci pilastri, su cui si alternano colonne semicircolari, ospita pregevoli esemplari di arte medioevale e rinascimentale. Il gruppo ligneo della Madonna di Costantinopoli; capolavoro dell'arte romanica risalente al XIII secolo da figurazioni policrome della vita di Cristo e della vergine, elaborato secondo un itinerario figurativo tipicamente bizantino. Il trittico del redentore lavoro autografo di Antonio di Alatri raffigurante Cristo benedicente, la Vergine col Bambino e S. Sebastiano, dipinto nella prima meta' del XV sec. con accenti cari all'arte tardogotica di Gentile da Fabriano. Il fonte battesimale; frammento scultoreo raffigurante tre telamoni, modellato nel XIII secolo per sorreggere una colonna candelabro e successivamente trasformato in fonte con l'aggiunta del catino sovrastante.

Fontana Pia

Realizzata nel 1870 su progetto dell'architetto Giuseppe Olivieri fu dedicata a Pio IX in segno di riconoscenza per il cospicuo contributo finanziario elargito alla Citta' per la costruzione di un nuovo acquedotto. Allo stesso architetto appartengono la Fontana Antonini e la Fontana di Porta S. Pietro.

Chiesa S. Francesco

Eretta, insieme al vicino convento, dall'ordine francescano nella seconda meta' del Duecento, conserva ancora oggi, sostanzialmente inalterata, la sola alta fronte, con portale archiacuto e rosone a colonnine radiali. L'interno, trasformato in epoca barocca, preserva oltre ad una ricca suppellettile lignea, una pregevole "Deposizione" di scuola napoletana del Seicento e la preziosa reliquia del mantello di S. Francesco, donato personalmente alla Citta' nel 1222.

Chiesa di S. Silvestro

Eretta tra la fine del X e l'inizio dell'IX secolo ad una sola elegantissima navata, fu nel 1331 ampiamente allargata con l'aggiunta di una ulteriore nave, aperta a sinistra dell'originaria aula romanica. in antico la chiesa era interamente ricoperta di affreschi XII e XV secolo e le pitture di stile troppo diverso dovevano rendere piu' armonioso l'insieme, ora non piu' omogeneo per i molti rifacimenti. Di notevole interesse un piccolo spazio assai basso e imperfetto coperto da volta a crociera, le cui caratteristiche tipologiche hanno tutto il carattere di una cripta sotterranea risalente ad un periodo (IX sec.) assai precedente alla costruzione soprastante.

Palazzo Gottifredo

Nato da nobile famiglia tra la fine del XII e gli inizi del XII secolo è canonico della cattedrale nel 1229. Venne insignito cardinale del titolo di S. Giorgio al Velabro nel dicembre del 1261 con bolla di Papa Urbano IV. Nel 1264 curò la divisione dei beni tra il vescovo e il capitolo e dettò il nuovo Statuto Capitolare. Nel 1269 aveva la signoria di Ceprano, dopo una serie di acquisti di terre da parte della sua famiglia che continuò negli anni successivi. Presente a Bologna quando la città il 29 luglio 1278 riconobbe con atto solenne il dominio papale. Già rettore nel 1243 della chiesa di S. Stefano nel 1284 la arricchì notevolmente. Nel 1286 venne nominato podestà di Alatri. Il Cardinale Gottifredo era in quegli anni una importante personalità sia in campo politico che religioso. L’inventario della sua eredità, redatto il 31 maggio del 1287, indica l’abbandono della vita terrena nei primi mesi dello stesso anno.

Al trivio tra di Via di S. Francesco, Corso Vittorio Emanuele e Corso Cavour, si erge l’imponente mole di Palazzo Gottifredo, costruito per volontà del cardinale omonimo intorno alla metà del XIII secolo. Si tratta di un complesso costituito da una casa-torre, primitivo nucleo del palazzo, ed un corpo di fabbrica centrale, che segue l’andamento della strada, con un’ulteriore torre di 20 metri a tergo dell’edificio. Lungo Corso Vittorio Emanuele un portale ad arco ogivale, tipicamente gotico, costituisce l’ingresso principale alla torre. Un secondo portale introduce al corpo centrale dell’edificio. Originariamente il palazzo si sviluppava su tre piani con vaste sale che raggiungevano m. 13x20. Il cedimento degli archi in pietra squadrata, che avevano la funzione di rompitratta per le travature in legno, ha causato il crollo delle antiche strutture orizzontali. Sui muri perimetrali si sono addossate altre costruzioni che hanno tra l’altro modificato alcune originarie bifore in aperture architravate. La torre di Palazzo Gottifredo è stata restaurata nel 1930 per essere destinata a sede del Museo Civico, inaugurato nel 1934. Dopo un primo intervento di restauro nel 1972, segue la ristrutturazione degli anni ‘80. Con il solstizio estivo del 1996 il Museo è stato riaperto, destinando il pianterreno a sede della sezione romana.

Grangia di Tecchiena

Si erge sulle pendici del piccolo colle Monticchio, sul quale intorno al sec. XI sorsero per volonta' di Alatri alcune fortificazioni. Concepito come una complessa e articolata architettura residenziale, entro il quale trova posto anche una piccola chiesa dedicata a S. Bartolomeo Apostolo, rappresenta il piu' bell'esempio di architettura settecentesca presente nel territorio alatrino. L'arrivo dei certosini trasformo' la tenuta in vero e proprio granaio per il fabbisogno alimentare della certosa mantenendo in vigore gli antichi statuti che dalla seconda meta' del XIV secolo ne regolavano la vita interna.

Badia di S. Sebastiano

Questo stupendo nucleo architettonico fondato nei primissimi anni del VI secolo dal prefetto delle Gallie Liberio, accolse in origine, sotto la direzione dell'abate e diacono Servando, una delle piu' antiche comunita' cenobitiche d'Occidente, che nel lontano 528 ospito' Benedetto da Norcia durante il suo famoso viaggio da subiaco a Montecassino.
L'antica Regula vitae eremiticae che in questo luogo prescriveva oltre al regime eremitico unito a quello cenobitico la sola vita contemplativa nell'esercizio della carita' evangelica, assunse con il passaggio del Santo gran parte dell'attivismo mistico benedettino, che ne caratterizzo' il progressivo sviluppo fino ai primi anni del nuovo millennio. Successivamente pero', in seguito all'affievolimento della comunita' maschile, l'eremo fu abbandonato e solo nel 1233, dopo una totale ristrutturazione in forme romaniche, fu nuovamente ripopolato dall'ordine delle Damianite di santa Chiara che vi dimoro' fino al 1442. Inglobato dalla mensa capitolare di Alatri nel XV secolo, divenne commenda e poi cappellania, fino a quando, dopo essere stato concesso da Pio IX in enfiteusi fu nel 1908 definitivamente affrancato, passando a proprieta' privata.