In occasione della XII settimana per i Beni Culturali e Ambientali (14-20 aprile), nei locali che ospiteranno il Museo Archeologico di Atina, è stata inaugurata la mostra "Atina potens - Atina sannita ed il suo territorio", realizzata grazie alla stretta collaborazione tra Soprintendenza Archeologica per il Lazio ed Amministrazione Comunale.

Il tema si inserisce in due filoni di grande attualità: il Sannio e i Sanniti, oggetto di una mostra a carattere nazionale, in fase di organizzazione da parte del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali in collaborazione con le Soprintendenze Archeologiche i cui territori sono stati interessati dalla presenza sannita; il Lazio meridionale, già oggetto di due mostre organizzate dalla Soprintendenza Archeologica per il Lazio in collaborazione con il Museo Civico di Frosinone, una sui Volsci, l'altra sui Donaria le offerte agli Dei, relativa ad alcuni santuari del Lazio meridionale.

In questo contesto, la mostra su Atina sannita si colloca come inedita.

Per la prima volta si parla di questo centro e della Valle di Comino proponendone l'appartenenza al Sannio (se si esclude lo studio sulle mura poligonali, presentato nel 1989 ad Alatri, e pubblicato negli Atti di quel convegno, purtroppo scarsamente diffusi); per la prima volta si espone una scelta -sia pur molto ridotta- dei materiali provenienti dal santuario di Casalvieri, tuttora inedito sia come scavo sia come catalogo dei reperti; per la prima volta si affronta in un discorso territoriale la necropoli di S. Biagio Saracinisco, di cui alcuni reperti erano già esposti nella mostra Enea nel Lazio, al di fuori, però, di una più vasta contestualizzazione topografica.

La proposta dell'appartenenza di Atina e della Valle di Comino al Sannio anche nelle epoche precedenti al periodo noto dalle fonti storiche (il 354 a.C., data del trattato che vede i Romani attestati sulla destra del Liri, i Sanniti sulla sinistra) nasce da anni di ricerche sul territorio, che hanno portato ad una rilettura soprattutto del sistema difensivo di Atina e degli altri centri della valle, e dallo scavo del santuario di Pescarola in territorio di Casalvieri.

E' difficile, anzi impossibile, portare un intero territorio e le sue testimonianze monumentali negli angusti spazi di un museo.

Si è cercato perciò, attraverso i pannelli e le vetrine - limiti necessari di una esposizione museale -, di trasmettere fatti e sensazioni legate ad una zona aspra nei monti rocciosi su cui si attestano le difese in opera poligonale, ricca di acque nella fascia valliva fiancheggiata da declivi, attraversata da passaggi naturali che costituiscono la viabilità interna tra Magna Grecia, Lazio, Etruria, Sabina prima della costruzione della via Latina, terra di confine dove si incontrano genti diverse accomunate da un'unica religiosità che deriva dal contatto con la natura, con i suoi fenomeni, con il ripetitivo succedersi delle stagioni. Di qui la scelta di interpretare l'anima del territorio attraverso tre momenti simbolici: il sistema difensivo che connota con i suoi resti le alture e controlla le valli e le vie di penetrazione; il santuario di Pescarola, punto di incintro di culture diverse; la necropoli di Monte Santa Croce, testimonianza diretta dell'appartenenza etnica della popolazione che vi seppellisce i suoi morti.

A sua volta, del santuario di Pescarola si è voluta offrire un'immagine, più che di contesto votivo, di spaccato di vita, esponendo gli oggetti offerti in dono alla divinità come caratterizzanti i vari secoli in cui si sono succeduti i transiti, i pellegrinaggi, le offerte.

Il percorso della mostra guida il visitatore in un viaggio nel tempo, dalle prime testimonianze del VII sec. a.C. fino al III - II a.C., dal potente circuito difensivo ai corredi tombali, alla scoperta di usi, costumi e tradizioni che si manifestano in una produzione artigianale che assurge - almeno in alcuni casi - ad espressione di arte popolare.

Giovanna Rita Bellini

Soprintendenza Archeologica per il Lazio