Il motore a due tempi nella sua essenza meccanica è quanto di
più semplice si possa immagìnare.
Un pistone scorre in un cilindro vincolato da una biella all'albero
motore. Durante il suo moto compie alternativmente e contemporaneamente
due diverse operazioni.
Nella sua corsa verso la testata il pistone comprime la miscela e la
prepara per l'accensione, nel contempo crea una depressione nel carter
che così risucchia miscela fresca attraverso il carburatore. Avvenuta
l'accensione, nella sua corsa verso il basso il pistone trasforma, attraverso
la biella e l'albero a gomiti, la pressione sulla superficie in lavoro
utilizzabile.
Scopre poi la luce di scarico, attraverso la quale i gas combusti escono
nell'atmosfera, nel contempo comprime la miscela contenuta nel carter che,
seguendo i travasi, sfoga nel cilindro dove effettua il lavoro di lavaggio,
facendo uscire anche gli ultimi residui di gas di scarico. Successivamente
il pistone risale, le luci si chiudono e il ciclo ricomincia, dato che
questa serie di operazioni occupa solo una fase di salita e una di discesa,
il motore è stato appunto chiamato a due tempi.
Detto così, sembra tutto estremamente facile, ma nonappena si
cerca quel qualcosa in più, iniziano i guai; bisogna considerare,
infatti, che minore è il numero delle parti coinvolte e delle fasi
e più sono complessi i fenomeni che si verificano all'interno del
motore, ed inoltre che esistono tra le fasi ed i fenomeni che le accompagnano
complesse ed importanti correlazioni.
Ogni più piccolo particolare di questa serie di operazioni ha
una diretta correlazione su tutte le altre, per cui non crediate di operare
solo su una parte e di lasciare stare il resto, abbiate sempre una visione
generale dell'insieme, altrimenti l'unico risultato saranno solo problemi.
Chiudo ricordando che qualunque modifica che interessi il motore, o
anche solo il telaio, atta ad incrementare o a decrementare la potenza
dello stesso obbliga il conducente ad una nuova immatricolazione o a condurre
la moto solo su aree private.
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