GLI EVENTI IN FRANCIA.

Anche Clemenceau, come Lloyd George, rimase al potere per un certo tempo nel dopoguerra, ma fu costretto ad abbandonarlo prima del collega britannico.Alle elezioni presidenziali del 1920 Clemenceau presentò la propria candidatura e già molti lo vedevano insediato all'Eliseo come giusta ricompensa di quanto aveva fatto durante la grande guerra, ma gli ambienti politici non apprezzavano quell' individualista esasperato pronto a divorare tutti. La prima votazione gli assicurò la maggioranza alla Camera ma non al Senato. E Clemenceau si ritirò immediatamente, rifugiandosi nella natia Vandea a trascorrere gli ultimi anni in amara solitudine. Vi morì nel 1929 e, secondo il suo desiderio, venne sepolto senza fasto nè rito religioso, in piedi e rivolto a oriente, verso la Germania. Nel dopoguerra anche la Francia si trovò a dover fronteggiare gravi difficoltà economiche, causate soprattutto dalle condizioni finanziarie e dalle necessità della ricostruzione. Alla guerra si era provveduto essenzialmente con i prestiti e nel 1918 il debito pubblico aveva raggiunto la cifra vertiginosa di centocinquanta miliardi. Il persistente disavanzo del bilancio, poi, rendeva la situazione più grave, aprendo le porte all'inflazione. La ricostruzione costava un'enormità, anche se i Francesi se ne consolavano con il ritornello "la Germania pagherà". A conti fatti, la Germania pagò ben poco, all'incirca un quinto delle spese sostenute. II disagio economico generò il malessere sociale, reso più profondo dalla continua ascesa dei prezzi, mentre nelle file del movimento operaio si faceva sentire l'influsso sovietico, come dappertutto, fuorchè in Gran Bretagna, ma le cose non si spinsero fino alla rivoluzione.Preoccupazione dominante della Francia restava la sicurezza. Nel corso di un'esistenza la Germania aveva invaso due volte il Paese, per cui gli uomini politici si erano riproposti di risolvere definitivamente il problema. I trattati di pace non avevano dato alla Francia nè il confine sul Reno nè la garanzia anglo-americana, onde i governi della repubblica si attennero tutti al principio di una Germania debole e di una Francia forte, con molti alleati, quale unico mezzo atto a prevenire un ritorno offensivo dei revanscisti tedeschi. A Londra questa politica non trovò molti consensi: gli Inglesi non avevano conosciuto l'invasione e giudicavano il trattato di Versailles ingiusto verso la Germania. Inoltre, le necessità del commercio mondiale e i loro interessi marittimi facevano preferire la ripresa economica tedesca al pagamento delle riparazioni. Viceversa, Londra approvava la politica francese nell'Europa orientale; gli Stati dell'Est avevano al par della Francia tutto da guadagnare nel mantenere debole la Germania e per la Francia era tradizione assicurarsi alleati in grado di attaccare i Tedeschi da tergo. Poichè l'alleato russo si era messo fuori dal gioco, la Francia cercò e ottenne l'appoggio dei nuovi Stati orientali e di quelli che avevano notevolnaente ampliato il proprio territorio nel 1919 a spese dell'Austria-Unglieria. D'altronde Polonia, Cecoslovacchia, Romania e Jugoslavia comprendevano importanti minoranze di lingua tedesca e il " sistema di Versailles " costituiva per essi una garanzia indispensabile. Sia nella stesura dei trattati che in occasione dei conflitti di frontiera degli anni successivi, Parigi sostenne generalmente le pretese territoriali di quegli Stati, anche in disaccordo con 1'lnghilterra, e strinse con essi trattati di alleanza. Da parte loro, Cechi, Jugoslavi e Romeni collaborarono strettamente e tra il 1919 e il 1921 costituirono una " Piccola Intesa ", divenendo uno dei maggiori punti di appoggio francesi all'Est nonchè uno dei gruppi più attivi nella Società delle Nazioni. Le disfatte tedesca e russa avevano assicurato all'esercito francese la preminenza sul continente. Inoltre la Francia poteva contare sugli alleati orientali, mentre la Germania doveva disarmare e l'impero austro-ungarico si era frantumato. Perciò l'egemonia francese in Europa sembrava garantita, ma col passare degli anni l'evidenza dimostrò che gli sforzi compiuti avevano spossato il Paese. La debolezza germanica e russa non sarebbe durata a lungo, mentre la forza francese sarebbe risultata sopravvalutata; un milione e mezzo di giovani erano caduti nella grande guerra e sarebbero occorsi decenni per compensare il tremendo salasso. II Paese, colpito nel vivo, non avrebbe più ritrovato lo slancio, la fiducia e l'entusiasmo del 1914.