La Polonia di Pilsudski.

La rinnovata indipendenza polacca era anch'essa una conseguenza diretta della guerra. La resurrezione di una Polonia libera sarebbe stata del tutto impensabile se non fosse intervenuta la disfatta delle tre grandi Potenze che occupavano da oltre un secolo il territorio dell'antico Stato. Nei suoi Quattordici Punti Wilson ne aveva previsto la ricostituzione e successivamente i Polacchi tentarono di ampliare il più possibile i loro confini valendosi dell'appoggio francese; ne derivò un conflitto militare con l'Unione Sovietica, nel 1920. Poichè i Britannici non si sentivano di sostenere le ambizioni polacche, il ministro degli esteri Lord Curzon propose l'armistizio su una linea di demarcazione che dal nord scendeva per Brest-Litovsk a occidente di Leopoli sino a raggiungere i Carpazi. La " linea Curzon " seguiva con molta esattezza il confine etnico tra Polonia, Ucraina e Russia Bianca, nondimeno la frontiera con l'Unione Sovietica venne sospinta di non poco più ad est, con l'annessione di notevoli minoranze nazionali, pari a circa il 30 per cento dell'intera popolazione polacca. II capo ed effettivo padrone della Polonia era Giuseppe Pilsudski, un socialista che aveva lottato per l'indipendenza nazionale nei territori sottoposti alla Russia, comandando durante la guerra l'armata polacca di liberazione al fianco degli austro-ungarici. Pilsudski era ad un tempo un esaltato e un realista, un rivoluzionario e un dittatore, ma era soprattutto un nazionalista. Nel 1923, da presidente della repubblica, abbandonò la politica attiva perchè la nuova costituaione conferiva alla presidenza poteri troppo limitati. Tre anni dopo, però, fece un clamoroso ritono sulla scena dando vita a un riuscito colpo di Stato e governò dittatorialmente il Paese sino al 1939, anno della sua morte, pur rivestendo soltanto la carica relativamente modesta di ministro della guerra.