Prima della guerra l'Ungheria era un Paese semifeudale, costituito per massima parte da immense proprietà e dominato da una potente nobiltà. Pochi giomi dopo l'armistizio, nello stesso novembre 1918, venne proclamata la repubblica, ma il primo capo fu ancora un nobile, il liberale conte Michele Karolyi, tanto sinceramente permeato di spirito riformatore da spingersi alla spartizione delle proprie terre fra i contadini. Nondimeno la situazione dell'Ungheria rimaneva disperata e, ad onta delle sue lodevoli intenzioni, Karolyi era troppo indeciso per poter parare tutte le minacce. Pertanto Cechi, Jugoslavi e Romeni invasero il Paese per occupare quanti più territori potessero. Intanto Bela Kun aveva fondato il partito comunista ungherese. Lo sfortunato Karolyi, che non si sentiva l'animo di subire le rivendicazioni territoriali degli Alleati, confidava nell'aiuto del presidente Wilson, ma ne rimase crudelmente deluso e alla fine, esausto, lasciò il potere ai socialdemocratici che costituirono un governo insierne ai comunisti. Il 21 marzo 1919 veniva proclamata la repubblica sovietica ungherese, il cui vero padrone era Bela Kun.Seguirono alcuni mesi caotici. con gli Ungheresi impegnati a difendersi dai Romeni e dai Cechi, mentre a Budapest il governo instaurava la dittatura del proletariato. Gli Occidentali si preoccupavano attivamente di circoscrivere il fenomeno, evitando che la rivoluzione si propagasse all'Austria e alla Germania, mentre il capo ungherese suscitava una forte resistenza interna col travalicare e trascurare l'esempio dello stesso Lenin facendo nazionalizzare la Terra invece di distribuirla ai contadini. Nell'agosto 1919 le truppe romene portarono la minaccia su Budapest e il regime sovietico ungherese crollò; Kun si rifugiò in Russia, dove però venne poi fucilato per " deviazionismo " e solo più tardi riabilitato. Intanto i Romeni avevano saccheggiato la capitale e i reazionari ungheresi saliti al potere avevano scatenato per ritorsione una sorta di " terrore bianco ". In novembre gli Occidentali riuscirono ad ottenere che i Romeni si ritirassero e la vecchia nobiltà magiara, con a capo l'ammiraglio Nicola Horthy, potè finalmente consolidare la sua posizione. Giuridicamente il Paese rimaneva ancora una monarchia e Horchy assunse la reggenza di questo "regno senza re". Nel 1921 l'ex-imperatore Carlo I tentò di risalire sul trono, ma dovette ritirarsi di fronte all'ostilità dei Cechi, dei Romeni e degli Jugoslavi che non volevano affatto una restaurazione asburgica. Negli anni successivi quei medesimi popoli ostacolarono accanitamente gli sforzi ungheresi tendenti a ottenere la revisione del trattato che aveva tolto al Paese due terzi del territorio e circa i tre quinti della popolazione: due o tre milioni di Ungheresi erano passati sotto dominio straniero.