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P. Bertolini,
Scuola pubblica/Scuola privata: alcune riflessioni
Poiché oggi si è diffusa la convinzione che privato
è bello e poiché anche da parti politiche e
culturali un tempo insospettabili c'è una sorta di corsa
al privato, è probabile che la mia posizione risulti
poco attuale se non consapevole di essere una scienza autonoma,
non debba più essere disposta a seguire sempre l'aria che
tira, ma a sostenere quelle posizioni che risultano più
consone alle finalità formative di carattere generale.
La mia tesi si svilupperà in sei punti, ciascuno dei quali
presentati in estrema sintesi (ma sono disposto a svilupparli
come di deve
).
- L'obiettivo fondamentale di ogni azione educativa è
quella di contribuire al formarsi di personalità il più
autonome e critiche possibile. Per questo, ogni soggetto deve
essere dotato di strumenti intellettuali, culturali e socio-affettivi
adeguati per poter compiere scelta proprie. Ecco perché
mi pare indispensabile dire si alla scuola pubblica, intesa
come sfondo culturale in grado non solo di tollerare le differenze,
ma di utilizzarne per un continuo arricchimento di tutti. La
prospettiva del pluralismo è così fondamentale,
ma non nel senso istituzionale (destinato a creare separazioni
e steccati difficili poi da superare), ma nel senso intraistituzionale
(v. scuola pubblica).
- Poiché la storia ci insegna che non tutte la scuole
di Stato (come sono le stragrande maggioranza di quelle pubbliche,
compresa la nostra) possono essere considerate laiche come
richiesto dal punto precedente, si tratta di chiederci se il nostro
Stato e quindi la sua scuola possano essere considerati laici.
Personalmente credo di si. Chi dicesse il contrario addosserebbe
a chi li ha giudicati per cinquant'anni (in prima istanza la Democrazia
Cristiana, responsabile da sempre dell'istituzione pubblica) una
grave responsabilità nella direzione di uno scivolamento
ideologico che si dovrebbe identificare in una sorta di confessionalismo
scolastico strisciante.
- A proposito della scuola privata, bisogna distinguere quella
confessionale che non può essere considerata laica
proprio in quanto si giustifica solo tramite precise scelte ideologiche
cui i propri allievi sono chiamati ad adeguarsi. In questo caso
- a parte l'eccezione dalla scuola materna o dell'infanzia che
ha visto il privato confessionale sopperire a gravi mancanze dello
Stato - non si può giustificare un suo finanziamento pubblico.
D'altro canto, come pedagogista, non posso non chiedermi se
è giusto che i genitori impongano ai propri figli un modello
formativo e culturale tanto specifico quanto quello confessionale.
In ogni caso, un eventuale finanziamento dello Stato dovrebbe
essere concesso anche a tutte quelle scuole che dichiarassero
e dimostrassero di seguito determinate scelte ideologiche
il che comporterebbe il massimo di deregulation pedagogico. La
scuola privata non confessionale o è un doppione di quella
statale (la cui esistenza si giustifica per lo più nella
sua maggiore facilità o per una sua presunta migliore organizzazione,
ma che spessissimo ha chiare motivazioni economiche), o può
essere un'altra cosa, e cioè:
- un luogo e uno strumento di sperimentazione ad alto livello
di nuove metodologie e di nuovi contenuti, a motivo della sua
maggiore flessibilità. In questo caso, con tutte le garanzie
di serietà che deve dare allo Stato, credo che essa avrebbe
pieno diritto al finanziamento pubblico.
- È solo in questo quadro che si giustificherebbe, che si imporrebbe,
un finanziamento pubblico della scuola privata. D'altro canto,
se una tale questione venisse risolta diversamente, mi parrebbe
evidente, come prima conseguenza, la necessità di rivedere
alla radice l'annosa questione dell'insegnamento della religione
(in specie cattolica) nella scuola di Stato.
- Rimane però il fatto che molte volte la scelta della
scuola privata (a partire da quella confessionale) è legata
ad una sfiducia nei confronti di quella pubblica. Una sfiducia
che non infrequentemente è giustificata dal suo cattivo
funzionamento che - va detto con forza - è quasi sempre
motivato dall'insufficiente attenzione data ad essa dalle forze
pubbliche e di governo. Ma allora la questione deve essere risolta
solo attraverso un rinnovato impegno di qualificazione della scuola
pubblica.
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