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C. Desinan,
Sulla parità scolastica
La questione del rapporto tra scuola statale e scuola privata
va vista oggi in modo diverso. Prima di tutto bisogna premettere
che è necessario superare l'idea che la scuola privata
significhi scuola cattolica. E' più corretto parlare di
scuola autonoma, o di scuole libere, o ancora di
scuole non statali, vale a dire di istituzioni che non sono
state istituite direttamente dallo Stato, ma dai privati. Poi
bisogna superare l'idea che le scuole non statali non siano pubbliche,
nel senso che non sarebbero di libero accesso a tutti: la scuola
non statale è aperta a tutte le famiglie come lo è
la scuola statale.
E' anche necessario partire da una prospettiva diversa rispetto
a quella di netta distinzione, se non di contrapposizione, entro
la quale il problema è ancora inteso da molti. Scuole statali
e non statali vanno messe su un piano di parità, in modo
da consentire alle famiglie libertà di scelta. Questo cambio
di prospettiva è stato segnalato anche in sede europea
da osservatori dell'OCDE, i quali, nei loro studi sui sistemi
nazionali di insegnamento dei paesi membri, indicano la tendenza
verso un nuovo modello di rapporto tra pubblico e privato, in
modo da consentire maggiori possibilità di scelta alle
famiglie; all'estero è stato avviato, ad esempio, il sistema
dei bonus- studio che le famiglie possono spendere liberamente
nella scuola e che è stato proposto anche nel nostro paese.
Insomma, lo Stato non deve guardare più alla scuola pubblica
come alla "sua" scuola, ma come ad una agenzia formativa
che fa parte, insieme ad altre, di un sistema più largo
di cui egli è garante di fronte ai cittadini. Il sistema
scolastico nazionale sta perdendo insomma il carattere totalizzante
che aveva in precedenza e si viene configurando come un servizio
a più possibilità e con più organismi, pur
in una visione della formazione fondata su principi comuni generali,
come le Carte internazionali dei diritti dell'uomo e del cittadino
e la prima parte della Costituzione italiana, e nell'ambito di
un syllabus nazionale che stabilisca gli obiettivi di
fondo e le competenze che lo scolaro deve possedere al termine
dei diversi cicli scolastici. Assicurare uguaglianza degli accessi
educativi di fronte alla legge non è perciò un abbandono
della scuola statale, ma è la necessaria, nuova modalità
di intendere il rapporto tra Stato e cittadino. La condizione
plurietnica e multiculturale della società odierna apre
la strada infatti ad una concezione di Stato sovranazionale, che
si assume il compito di assicurare i servizi necessari al paese,
senza preferenze e senza monopoli di alcun genere, assicurando
ai cittadini libertà di scelta e di organizzazione.
Non è poi assolutamente accettabile la tesi secondo la
quale solo la scuola pubblica renderebbe possibile, perché
scuola di tutti, e quindi scuola che accoglie nelle sue aule una
varietà di visioni del mondo, una vera educazione alla
comprensione democratica ed alla convivenza, come se la scuola
non statale, dal momento che segue una filosofia dell'educazione
definita, e solo per questo motivo, fosse una scuola dell'intolleranza
e negasse i principi della solidarietà, della responsabilità
sociale e civile e del bene comune, che costituiscono invece,
la piattaforma dell'attuale scuola statale.
Cambia di prospettiva anche il problema posto dalla Costituzione
che riguarda il non intervento dello Stato in fatto di finanziamento
a favore dei privati, e che viene ritenuto il principale motivo
di opposizione alla parità scolastica. Prima di tutto perché
i padri costituenti avevano elaborato questo principio in un clima
culturale nazionale ed europeo totalmente diverso dall'attuale
e poi perché, nella nuova concezione dello Stato come garante
di servizi, il governo assicura a tutti il diritto allo studio,
indipendentemente dal fatto che si tratti di scuola statale o
di scuola privata.
Il rapporto tra scuola statale e scuola non statale appare poi
modificato in conseguenza dell'autonomia. Con il nuovo Regolamento
sull'autonomia didattica e organizzativa, di ricerca, sperimentazione
e sviluppo, le scuole pubbliche potranno entrare in rete con altre
scuole, sottoscrivendo convenzioni e accordi con altri istituti
scolastici, anche non statali, per finalità comuni e per
creare consorzi ai fini dell'acquisto di mezzi e strumenti o per
forme di ricerca e sperimentazione o ancora per scambi di progettazioni
educative e di insegnanti. Le prospettive aperte dell'autonomia
dovrebbero anche rassicurare quegli insegnanti i quali temono
che la parità scolastica finisca con il trasformare la
scuola statale in una scuola dell'immigrazione e dell'emarginazione
sociale e faccia diventare la scuola non statale una scuola di
élites.
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