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LA PROPOSTA DI MANCONI
SOLDI ANCHE AGLI ALUNNI DELLE PRIVATE, ECCO LE CONDIZIONI
Cari amici, la questione della parità scolastica in una società
plurale e laica allude a principi e a diritti, che riguardano domande essenziali
di libertà e domande, altrettanto essenziali, di equità. Domande
spesso divergenti, la cui composizione e "convivenza" non sono
né semplici né lineari. Questa situazione favorisce approcci
strumentali e conseguenti reazioni che, facilmente, potrebbero essere inquadrati
nello storico conflitto tra "confessionali", da un lato e
"laicisti" dall'altro.
Di fronte a questo, vogliamo avanzare una proposta di mediazione per contribuire
a riportare il confronto sul merito della legge.
Si tratta di pensare a provvidenze per il diritto allo studio a sgravi fiscali
aventi come destinatari diretti gli alunni, senza discriminazioni: e questo
in coerenza con ripetuti pareri della Corte Costituzionale.
L'attuale conflitto, infatti, risulta, più che sterile, dannoso; e
produce una discussione povera, che appare indifferente al nuovo contesto
sociale che, con formule usurate, chiamiamo " multiculturale " e
" multietnico ".
Si moltiplicano, infatti, le agenzie capaci di produrre conoscenza e formazione;
agenzie che, già oggi, concorrono alla definizioni di un offerta differenziata
nei tempi e nei luoghi, al cui interno le diverse identità potrebbero
cooperare e competere per fronteggiare una sfida culturale inedita.
Una sfida culturale che propone nuove relazioni globale e locale, nuovi supporti
per la comunicazione (come la telematica) e nuove forme di distribuzione e accesso
alla produzione culturale. La sussidiarità nella formazione si presenta,
in questo quadro, come una grande risorsa democratica, che può concorrere
alla ridifinizione della moderna cittadinanza.
Per queste ragioni (ovvero per cogliere un'opportunità, piuttosto che
per enfatizzare una minaccia) vogliamo avanzare una proposta capace – noi crediamo –
di tutelare entrambi i diritti, quello alla libertà e quello
all'equità, prima richiamati.
Quando parliamo di pluralismo per la scuola non possiamo accettare che questo
si riduca alla contiguità tra gabbie confessionali o ideologiche diverse,
preludio alla alterità (se non ostilità) reciproca come prevalente
forma di relazione.
Una società plurale e laica (per credenti e non credenti) trova nella
scuola pubblica la garanzia di un comune denominatore civile; e la scelta
privata di offrire un progetto educativo – formativo – deve avere la responsabilità,
e l'onere, di conciliare la propria ispirazione con questa garanzia civile.
La finalità della scuola non può essere concepita che come uno
spazio per acquisire lo spirito critico e per rapportarsi alla faticosa
complessità della società contemporanea, nel dialogo con il
pluralismo dei saperi. Le scuole parificate, d'altra parte, devono offrire
garanzie irrinunciabili riguardo ai diritti acquisiti negli accordi collettivi
per i docenti e per gli studenti.
Uno sforzo straordinario di investimento economico e finanziario per la scuola
pubblica, e per i suoi docenti, può ben conciliarsi con (ed essere accompagnato
da) un supporto agli alunni che volessero indirizzarsi verso la scuola privata.
La Corte costituzionale (con sentenza n.454 del 1994), in coerenza con il
principio di eguaglianza, ha ritenuto legittima la fornitura gratuita di libri
di testo agli alunni sia di scuole pubbliche che di scuole private, introducendo
la distinzione tra prestazione pubblica avente come destinatari diretti gli
alunni e prestazione avente come destinatarie le scuole. La prima prestazione
potrebbe stendersi alle mense, ai corsi privati di musica, di lingue straniere,
di alfabetizzazione telematica, agli abbonamenti a reti di trasporto, a reti
civiche e Internet, agli accessi ai musei, ai teatri, alla sale concerto pubbliche
e private.
E' quindi pensabile l'utilizzo dello strumento del diritto allo studio come
provvidenza non discriminatoria per gli alunni; e si può utilizzare la
detrazione fiscale, legata alle fasce di reddito con le esclusione delle rette
scolastiche, per le spese sostenute dalle famiglie di alunni frequentanti sia
le scuole non statali che quelle statali e pubbliche (tale possibilità
trova parere di legittimità da parte della Corte costituzionale con
l'ordinanza n.556 del 1987).
Cari amici, vi invitiamo a esaminare con attenzione questa nostra proposta,
fiduciosi che considerare il complesso sistema della formazione come interesse
primario del Paese costituisca una volontà comune. Ciò potrà
consentire la traduzione nei fatti del dettato costiruzionale, che assegna
allo Stato la funzione fondamentale di garantire a tutti l'accesso a una
istruzione libera e pluralista.
Luigi Manconi, portavoce nazionale dei Verdi
Nando Dalla Chiesa, capogruppo Verde della commissione Istruzione
della Camera.
Fiorello Cortiana, capogruppo Verde della commissione Istruzione del
Senato.
dal CORRIERE DELLA SERA del 25 11 98
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