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TESTATA RIVISTA


LE DICHIARAZIONI DI VELTRONI

VELTRONI: DIRITTO DI SCELTA NELLO STUDIO, ANCHE PER CHI HA MENO

     Il segretario dei Ds Walter Veltroni interviene nel dibattito sul finanziamento alla scuola privata aperto nei giorni scorsi sulle pagine del <<Corriere>> dal portavoce dei Verdi Luigi Manconi e dal segretario dei Popolari Franco Marini.
     Il nostro Paese ha bisogno di un salto di qualità negli interventi e negli investimenti per l'istruzione e la formazione: ce ne sono oggi tutte le condizioni grazie alle riforme avviate e realizzate dal ministro Berlinguer e all'impegno del governo Prodi prima e del governo D'Alema ora.
     Lo sforzo compiuto per il risanamento economico consente oggi al governo di accompagnare il proseguimento delle politiche di rigore con forti investimenti aggiuntivi per la scuola: 5.300 miliardi nel prossimo triennio.
     Attraverso l'autonomia la scuola è protagonista, e non solo destinataria, dell'innovazione. Tutti gli interventi messi in atto in questi due anni sono accomunati da un grande obiettivo di inclusione e di giustizia sociale: rendere accessibile per tutti più alti livelli di istruzione e di qualifica professionale, rompendo barriere odiose alla libertà individuale e all'eguaglianza delle opportunità.
     E' questo che intendo quando invoco un rovesciamento dell'impostazione: è in funzione di grandi obiettivi di espansione del sapere di tutti e lungo il corso della vita che si pone il tema della parità.
     Dobbiamo riconoscere che all'impegno nella formazione già oggi concorrono soggetti diversi dallo Stato e dalle scuole statali. Per aumentare ulteriormente le energie, i soggetti, le risorse destinate a questo scopo, è necessario che lo Stato detti, con la legge di parità, le regole per tutte le agenzie impegnate a vario titolo nella formazione, a garanzia della qualità della loro attività e quindi a tutela degli studenti.
     Queste regole riguardano il rispetto di uno standard formativo, il sistema di valutazione e di controlli nazionale, l'assenza di barriere all'accesso, il reclutamento dei docenti, i diritti degli studenti, l'assoluta non confessionalità e il riconoscimento della laicità dello Stato. Le scuole che rispondono a questi requisiti svolgono una funzione pubblica, perché consentono a chi le frequenta di esercitare un diritto tutelato dalla Costituzione: l'acquisizione di quel bene primario che è l'istruzione, cioè l'apprendimento di conoscenze e lo sviluppo della capacità critica, requisiti essenziali della cittadinanza.
     Se è così, chi, bambino o adulto, frequenta questi corsi – siano essi di formazione generale o professionale – deve poterlo fare indipendentemente dalle sue condizioni economiche: ce lo impone la Costituzione, ma anche la storia migliore della sinistra.
     Gli studenti e gli allievi delle scuole italiane sono circa otto milioni, di cui non più del 10 per cento frequentano scuole non statali, in gran parte concentrati nelle materne. Noi sentiamo il dovere di dare garanzie anche a questi ragazzi.
     Proviamo allora a pensare a una politica rivolta all'insieme delle condizioni che garantiscono il diritto allo studio (libri di testo, mense, trasporti, sussidi didattici, fruizione culturale), selettiva in base al reddito e non al tipo di scuola frequentata: se lo Stato si facesse carico di una parte dei costi sostenuti dalle famiglie per questi beni e attività, potremmo conseguire insieme l'obiettivo di un'espansione delle opportunità di formazione e di una maggiore equità sociale. Nel caso di una soglia di imponibile familiare di 36 milioni, per esempio (ma ho visto che Cossutta propone una soglia più alta), questi interventi riguarderebbero circa due milioni di studenti, in gran parte, peraltro, delle scuole statali.
     Gli interventi di Manconi, Marini e Cossutta aiutano a trovare una soluzione al problema della parità nel quadro di un rilancio degli interventi per l'istruzione, al quale ci sollecitano molte voci provenienti proprio dal mondo della scuola.
     L'altro ieri ho incontrato i rappresentanti di quattro delle associazioni studentesche che hanno promosso le manifestazioni della settimana scorsa. Questi studenti, che pure esprimono sensibilità diverse e hanno posizioni differenti sul tema della parità, sono capaci di mettere al centro ciò che li unisce: la volontà di innovare la scuola, la richiesta di più formazione e di più investimenti nella formazione. Sanno che questo è il loro e il nostro futuro. Non possiamo deluderli.
     Dobbiamo essere in grado di affrontare, con la necessaria ampiezza e rigidità, l'insieme dei temi che sono sul tappeto. L'approvazione definitiva dell'elevamento dell'obbligo prima di Natale da parte del Senato è il primo banco di prova.

Walter Veltroni (segretario dei Ds)

Da Corriere della Sera del 27-11-98

 

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