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TESTATA RIVISTA


    C. Laneve,  Scuola pubblica e/o scuola privata: non è (solo) un problema di soldi

     In ogni moderno stato occidentale, il principio del pluralismo, della "società aperta" è un segno di democrazia: garantire uno spazio a tutte le manifestazioni della società civile, intermedie tra lo stato e il cittadino, costituisce la migliore tutela contro un sistema politico altrimenti totalizzante.
     Una volta affermato il principio che lo stato, se non vuole essere totalitario, deve garantire il rispetto delle esigenze manifestate dalla "società civile", la questione della parità scolastica esce dal conflitto ideologico, di risorgimentale memoria tra laici (parità no) e cattolici (parità si), per inserirsi nel più ampio discorso della definizione delle politiche dello stato nel campo educativo. La parità insomma va vista in relazione al principio di "sussidiarietà", quel principio in base al quale è la società che si autorganizza, che viene prima dello stato e che lo fonda. Dunque: non uno stato per la società, ma una società per lo stato e quindi per il riconoscimento del primato della persona che vive la sua libertà coniugata con la responsabilità di essere insieme agli altri per gli altri.
     Una volta precisati in linea di principio i termini della questione " parità", per stabilirne la legittimità non si può non fare riferimento all Costituzione italiana (artt. 33 e 34) dove non solo è esplicita la funzione fondamentale assegnata allo stato di garantire a tutti l'accesso ad un aistruzione libera e pluralista, ma è altrettanto chiaro il rifiuto ad ogni forma di monopolio statale sull'istruzione e la libertà per tutti di istituire scuole.
     Tuttavia, la Costituzione lascia margini di dubbio sulla "parità" lì dove recita la formula "senza oneri a carico dello stato". Com'è noto autorevoli costituzionalisti leggono questa formula non in senso restrittivo e ritengono che sarebbe giustamente interpretata se il governo optasse per un sostegno diretto o indiretto alle famiglie (buono sconto, detraibilità fiscale). Senza invischiarsi in queste sottili questioni giurisprudenziali, si può sostenere che il problema della parità scolastica può essere superato se ci si richiama al concetto della funzione pubblica svolta anche dalle scuole private. La funzione pubblica, per essere tale, però, deve rispondere a determinati requisiti: la scuola privata deve rispettare gli standard di qualità e gli ordinamenti statali, anche in materia di reclutamento dei docenti. Per quest'ultimo aspetto precisiamo che se è vero che bisogna rispettare le norme pubbliche per l'assunzione dei docenti (titoli di studio, abilitazioni, concorsi, graduatorie ecc.) è anche vero, però, che la scelta nominativa, a nostro parere, può essere libera da parte dell'ente che ha istituito la scuola, libertà da non confondersi con il semplice clientelismo, ma come la richiesta di adesione al progetto educativo della scuola. Questa questione, com'è facilmente intuibile, è rilevante per la "parità" perché la scelta degli insegnanti è conditio sine qua non per realizzare la programmazione educativa.

 

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