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TESTATA RIVISTA


    L. Secco,  Parità scolastica

     Dal tempo della stesura della Costituzione ad oggi molte cose sono cambiate in Italia, anche sul piano degli umori in merito alla parità scolastica.
     In particolare sono andate in crisi le ideologie, sono mutati i partiti nella loro forza e coerenza rappresentativa degli elettori, e, soprattutto, sono cresciuti gli atteggiamenti positivi nei riguardi del diverso. Questi ultimi appaiono essere una delle conquiste migliori nell'ambito della crescita democratica. Sarà effetto della diffusione della cultura, del progresso tecnico-scientifico, del ravvicinamento delle etnie, o d'altro; il fatto è che oggi si ragiona con sensibilità diversa rispetto al passato e le istanze popolari hanno maggiore possibilità di farsi presenti.
     Non è che tutti siano d'accordo nell'interpretare la portata di determinati problemi; ma il loro significato, almeno per ciò che riguarda il nostro argomento, non può essere ignorato o misconosciuto. Oggi la richiesta di parità scolastica emerge dalla base, come non mai finora e ciò per effetto di democrazia più che di ideologia.
     Da questo punto di vista il terreno viene sgombrato dai pregiudizi e dai sospetti di vario genere. Non si mette più davanti l'intento egemonico di questo o quel gruppo, il sospetto di voler imporre per via scolastica la formazione di quadri dirigenti di un certo tipo, od altro.
     L'attenzione viene sempre più chiaramente e fortemente incentrata su due temi: l'ascolto del ruolo che la famiglia vuole esercitare nell'educazione dei propri figli attraverso la scuola e l'esercizio democratico della libertà da parte dei singoli e dei gruppi.
     Entrambi hanno in comune la volontà di far valere come diritto il rispetto che si deve alle loro concezioni sul significato del libero pensare e del libero organizzarsi. Essi reclamano quell'intervento dello Stato che con leggi adeguate e sostegno finanziario testimoni la sua democraticità, ossia il suo essere a servizio dei cittadini senza discriminazioni e privilegi, che in una democrazia sono sempre odiosi. I cittadini valgono tutti ugualmente davanti allo Stato.
     E' chiaro che il discorso, per il nostro caso, approda all'effettivo riconoscimento di pari dignità di tutte le scuole meritevoli di questo nome cosa che sul piano operativo comporta uguale trattamento giuridico ed economico da parte dello Stato nei riguardi degli insegnanti, degli alunni e delle attrezzature.
     Lo Stato non deve accettare che ogni giorno più si vedano scuole chiudere per mancanza di risorse. Se il pluralismo istituzionale scolastico è una ricchezza - e certamente nel passato lo è stato -, chi ha cura che i cittadini realizzino le loro aspirazioni, non può lasciar cadere nella frustrazione progetti ed energie diverse, indubbiamente utili al paese.
     E' interessante, infatti, ogni tanto sentir dolersi per la chiusura di questa o quella testata giornalistica, come impoverimento sul piano culturale per lo spegnimento di voci diverse. E come questo non può valere anche per le diversità, che la varietà di scuole, pubbliche e private, apportano?
     La parità favorisce la diversità, che, come stiamo approfondendo nel discorso di pedagogia interculturale, allargando le possibilità di confronto, diventa fonte di arricchimento reciproco, di interfecondazione di valori.
     E' questo un discorso che tende a portare lo Stato a fare un cammino nuovo ed interessante per potersi presentare compiutamente democratico.
     Diceva un mio amico che sovente il popolo è più saggio dei suoi capi. Per questo attendiamo che "i capi" facciano un cammino di saggezza rispondendo alle aspettative del popolo, sapendo che non fanno solo un servizio alla scuola privata, ma che recano beneficio anche alla scuola pubblica, per le ragioni sopra dette.
     Quali poi dovranno essere le strategie di cui avvalersi per la realizzazione della parità nei termini esposti, tocca ai politici operare, ma in termini di vero servizio da rendere ai cittadini. Che se la Costituzione non offre adeguati strumenti, se vogliamo onorare un cammino di civiltà, occorre trovare il coraggio di aggiornarla.

 

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