La pesca sportiva nel fiume Fibreno
Brano tratto dal libro dal titolo” I Colori dell’Acqua – Il patrimonio del fiume e del lago Fibreno” di Bernardo Bartolomucci
Tecniche di pesca dell’anno 2000
La passata (galleggio)
La tecnica di pesca più usata è quella
“in passata” usando canne telescopiche lunghe dai 4 ai 6 m con lenze costituite
da un galleggiante affusolato, appesantito con 3 o 4 grammi di piombo a
pallini.
Come esca vengono usate prevalentemente
imitazioni d’insetti allo stadio di ninfa generalmente dette “camole”.
Si usano anche larve di tricotteri
(portasassi) e raramente i lombrichi, soprattutto quando le forti piogge
intorbidano l’acqua.
Ad ogni lenza viene legata una sola
esca in posizione terminale con un filo di nylon del diametro di 0,14-0,18 mm
su lenza madre del diametro di 0,16-0,20 mm.
Il collegamento tra terminale e lenza
madre avviene tramite una girella metallica. Alcuni pescatori non usano il filo
terminale e collegano la camola direttamente alla lenza madre.
L’azione di pesca si svolge lanciando
la lenza verso monte e facendola trasportare dalla corrente verso valle.
L’abboccata è rapidissima e viene evidenziata dall’affondamento repentino del
galleggiante. A questo punto il pescatore deve istantaneamente “ferrare” la
trota ovvero imprimere alla canna e alla lenza un secco scatto verso l’alto per
conficcare l’amo nelle labbra della trota. La ferrata deve essere rapidissima
perché la trota che afferra la camola capisce che si tratta di un’imitazione di
un insetto e la rilascia in una frazione di secondo, mandando a vuoto la
ferrata del pescatore distratto o poco rapido.
La camola va usata radente al fondo
quando c’è scarsa attività dei pesci, mentre va usata a 40-80 cm dalla
superficie durante le schiuse, che avvengono per la maggior parte nelle ultime
due ore di luce delle sere estive.
Altre tecniche d’uso della camola.
La camola può essere lanciata anche con
la “canna da mosca” dotata di lenza a “coda di topo” ma questa tecnica è poco
praticata per la difficoltà che s’incontra nel far scorrere la camola tra la
vegetazione acquatica che cresce copiosa nel fiume.
Ciò nonostante alcuni moschisti
veramente abili e pazienti ottengono comunque buoni risultati.
Le camole vengono usate anche con la
tecnica cosiddetta “a striscio”, che consiste nel far strisciare due camole
vicino al fondo del fiume dopo averle legate in fila ad una lenza che termina
con quindici-trenta grammi di piombo infilato in un tubicino di gomma detto
“ballerino”.
Questo metodo è poco usato benché
risulti piuttosto efficace e di semplice attuazione con normali canne da lancio
lunghe circa 2 m.
È molto interessante la pesca “a vista”
che consiste nel vedere una trota che si sta cibando e tentare di farla
abboccare ad una della camole costruite dal pescatore.
In alcuni casi la trota è completamente
indifferente ai vari modelli di camola che le vengono proposti anche per varie
ore. In altri casi è attratta da tutti senza abboccare a nessuno, mentre, nei
casi più fortunati, abbocca al primo colpo ingaggiando una vivace lotta con il
pescatore entusiasta del successo dell’imitazione proposta. Questa tecnica
risulta particolarmente fruttuosa quando si realizzano le seguenti condizioni:
a) giorno ed ora coincidenti con il
momento in cui le trote si alimentano con insetti emergenti;
b) camola corrispondente al tipo di
ninfa di cui si stanno cibando le trote o comunque molto simile ad essa;
c) giusta profondità di pesca rispetto
alla superficie dell’acqua.
La camola
La camola non è altro che un’imitazione
di un insetto al suo stadio di larva o di ninfa.
Nella maggior parte dei casi si usano
imitazioni d’insetti emergenti dall’acqua verso la superficie per schiudere le
ali e trasformarsi in insetti adulti pronti per la riproduzione.
Durante la risalita verso la superficie
le ninfe emergenti sono spesso avvolte da piccole bolle di gas che fungono da
galleggiante. Per questo motivo le camole sono quasi sempre costruite infilando
all’amo una perlina di colore chiaro che imita la bollicina ed avvolgendo al
gambo dell’amo fili metallici, fibre naturali o artificiali, e piume fino ad
ottenere una notevole varietà di modelli montati su ami bronzati di misura
variabile dal n. 12 al n. 18.
Ogni pescatore ha le sue imitazioni
preferite che di solito realizza personalmente. La misura dell’amo deve essere
tale che la camola risulti sempre di dimensioni uguali o maggiori rispetto alla
ninfa che si vuole imitare.
I pescatori usano scambiare tra amici
veri i modelli più adescanti che raramente vengono “rivelati” agli estranei.
Qualche pescatore molto furbo usa addirittura portarsi dietro delle scatolette
di camole poco efficaci che su insistente richiesta vengono “a malavoglia
regalate” ad altri pescatori più ingenui, spacciandole per “miracolose” ed
ottenendo in cambio i ringraziamenti dei malcapitati.
Lo spinning (cucchiaino e pesciolino
artificiale)
Spinning è un termine inglese che
indica la pesca la con esche artificiali le quali imitano un piccolo pesce o un
grosso insetto che si muove in acqua attirando l’attenzione dei predatori:
questi, per afferrare la preda o per scacciare l’intruso dal loro territorio di
caccia, si avventano con la bocca sull’esca rimanendo spesso catturati dagli
ami che, a forma di ancorotto, corredano l’imitazione.
Le imitazioni usate sul Fibreno sono
essenzialmente cucchiaini rotanti e pesciolini finti.
I cucchiaini rotanti hanno un potere
attraente basato sul movimento di una paletta metallica cromata (cucchiaino)
che si ruota attorno ad un pescetto colorato terminante con un’ancoretta a tre
ami. I riflessi lucenti e le vibrazioni a bassa frequenza trasmesse all’acqua
dalla rotazione della paletta vengono recepite dagli occhi e dai recettori
posti lungo la linea laterale che corre lungo i fianchi del corpo delle trote e
sulla testa. Le vibrazioni in acqua provocano il movimento di un fluido
organico che scorre in un canale sotto la pelle stimolando l’aggressività del
predatore.
Il pesciolino artificiale è costruito
in legno, in genere balsa, ed è dotato di una paletta metallica o di plastica
che fa affondare l’esca, produce riflessi lucenti ed induce vibrazioni e
movimenti vari sul corpo del pesciolino che si muove come se fosse ferito o in
fuga da un predatore. Sia il cucchiaino che il pesciolino finto incuriosiscono molto
le trote che a volte li attaccano in maniera rapidissima ingoiandoli dalla
parte posteriore dopo un lieve inseguimento. Altre volte la trota insegue da
vicino l’esca fino a toccarla senza abboccare, o abboccando leggermente, per
staccarsi subito dopo con una veloce rotazione su se stessa.
Il 99% di coloro che abitualmente
pescano a spinning sul Fibreno usa esclusivamente cucchiaini tipo “Veltic
modificato” n. 4 o n. 5. Solo pochi pescatori usano saltuariamente il
pesciolino finto.
Il Veltic modificato è una
realizzazione effettuata circa trent’anni fa dai pescatori della zona
Sora-Isola del Liri e viene tuttora prodotto artigianalmente ed esportato in
piccole quantità anche a Roma, Milano, L’Aquila, Rieti, ecc. dove comincia a
diffondersi senza essere ancora prodotto industrialmente. Viene realizzato
smontando un cucchiaino Veltic con paletta “a goccia” e sostituendo il corpo in
rame del Veltic con un nuovo corpo in piombo rivestito da un avvolgimento di
filo di rame che successivamente viene dipinto con smalto alla nitro decorato a
puntini. L’ancoretta del Veltic originale viene sostituita con una nuova
ancoretta più piccola mascherata con due piume di fagiano, gallo o gallina
faraona che simulano la pinna caudale di un pesciolino. In questo modo il cucchiaino
è più pesante, più colorato, più stimolante e, con l’ancoretta ridotta, risulta
più efficace nei confronti di trote smaliziate e con bocca piccola come sono le
macrostigma.
L’efficacia del cucchiaino può essere
aumentata con altri trucchi quali l’abrasione della cromatura della paletta per
renderla meno lucente durante l’uso nelle ore di maggiore soleggiamento o con
piccole pieghe della paletta che consentono la rotazione anche a bassissima
velocità di recupero. Il cucchiaino va usato soprattutto all’alba e al
tramonto, nei sottoriva ed anche in corrente. È molto efficace il lancio
controcorrente a 45° rispetto all’asse del fiume facendo poi scendere il
cucchiaino verso valle fino a recuperarlo sottoriva facendogli risalire molto
lentamente la corrente. I punti di ab-
boccata più frequente sono il centro
della corrente, dove la traiettoria curva fortemente, ed il sottoriva anche fin
sotto i piedi del pescatore soprattutto in prossimità di tronchi, rive
sporgenti ed altri ripari naturali.
Il pesciolino finto (minnow) va
recuperato lentamente ed a scatti facendo vibrare la canna ed agendo sia in
corrente che nel sottoriva. Per questo motivo è utile l’uso di canne molto
sensibili , monofili sottili 0,22-0,25 mm o fili intrecciati da 0.12-0.16 mm,
ed un comportamento molto cauto del pescatore che deve evitare di muoversi con
passi pesanti che metterebbero in allarme le trote appostate vicino alla riva.
Come già detto, il pesciolino è poco
usato perché è una novità ed ancora suscita perplessità in chi è abituato
all’uso di cucchiaini con la lenza da 0,30-0,35 mm e canne piuttosto robuste.
Personalmente ritengo che il pesciolino
sia efficace quanto il cucchiaino e ne faccio uso soprattutto nei mesi
primaverili quando la pesca a mosca e quella a camola sono poco efficaci per la
scarsa attività degli insetti acquatici.
Ho notato che usando il pesciolino è
molto frequente il caso in cui la trota insegua l’esca senza abboccare. I
pesciolini più usati sono quelli lunghi dai 5 ai 7 cm, di colori vari.
Preferisco i modelli con ventre giallo arancio e dorso scuro ad imitazione di
spinarelli e vaironi ma non sono da scartare le colorazioni che imitano la
rovella, la trotella ed il persico reale.
Nel 1997 venivo burlato dai pescatori
più anziani perché pescavo con il minnow ma negli anni seguenti questo sistema
si è notevolmente diffuso e qualcuno già comincia a realizzare o modificare
personalmente i propri pesciolini con lunghezza fino a 9 cm e colori vari.
Le trote che abboccano al pesciolino
sono generalmente di buona taglia mentre con il cucchiaino capita spesso di
catturare trote di lunghezza inferiore ai 20 cm.
La pesca a mosca
Nella pesca a mosca si usano come esca
degli insetti artificiali posati sull’acqua o dentro l’acqua, con lenze molto
leggere.
Per questo motivo la lenza è costituita
da un terminale di nylon a cui viene legata la mosca, che viene lanciata in
avanti grazie ad un particolare filo detto “coda di topo” perché sottile alla
punta e di spessore crescente verso la base che si trova avvolta nel mulinello.
Il lancio della mosca avviene grazie ad una particolare serie di movimenti
oscillatori delle braccia che, sfruttando l’inerzia della coda di topo ed il
preciso ritmo delle braccia, svolge in aria la lenza per poi posarla
delicatamente sull’acqua dove una trota a caccia d’insetti osserva la mosca
artificiale e, se ingannata dalla perfetta imitazione, sale verso la superficie
per “bollare” rumorosamente afferrandola in bocca e restando spesso abboccata
dalla pronta ferrata del pescatore. In molti casi la trota bolla senza
afferrare la mosca, “rifiutandola” all’ultimo istante per essersi accorta
dell’inganno. In altri rari casi, specialmente in forte corrente, la trota non
riesce ad afferrare la mosca o il pescatore non fa in tempo a ferrare la trota
prima che questa sputi la mosca un attimo dopo averla afferrata.
La pesca a mosca richiede anni di
apprendimento in quanto è in assoluto la tecnica più complessa tra tutte,
specialmente su un fiume difficile come il Fi-
breno. Ciò no-
nostante è sempre maggiore il numero di
pescatori che si avvicinano a questa tecnica in modo così appassionato da
tralasciare tutte le altre perché di scarsa soddisfazione sportiva nonostante
garantiscano un maggior numero di catture.
Ciò è dovuto all’indiscutibile fascino
che s’incontra, pescando nel modo che più avvicina l’uomo ai ritmi vitali degli
esseri del fiume, della terra, del bosco e dell’aria.
La pesca a mosca ha lo stesso fascino e
la stessa difficoltà della caccia alla beccaccia con il cane da ferma.
Pescare nel Fibreno richiede una
pazienza ed una perizia superiori a quelle necessarie in tutti gli altri fiumi
che conosco.
Ciò è dovuto a diversi fattori tra cui
la profondità dell’acqua, la folta vegetazione sia acquatica che riparia, le
molteplici velocità delle correnti superficiali, la selettività delle trote che
si cibano solo in alcuni momenti, per lo più in profondità e solo di certi insetti in un determinato
stadio di vita.
Non è raro che anche i più esperti
passino una o più giornate in attesa di quelle poche occasioni che
difficilmente si trasformano in cattura.
In genere tutta la pesca a trote
selvatiche è imprevedibile: la pesca in una risorgiva è senz’altro più
difficile rispetto ad un torrente o ad un fiume a fondo ciottoloso ma la pesca
nel Fibreno è la più difficile di tutte perché le trote macrostigma sono
naturalmente selettive, smaliziate dalla costante presenza dei pescatori e
protette da un ambiente ancora favorevole allo sviluppo come natura comanda.
Ho provato a mettere nello stesso
acquario trotelle della stessa lunghezza (4-6 cm) di tre diversi tipi. Ho
notato che le più attive nel cercare il cibo sono le trote iridee che girano
nell’acquario attaccando tutto ciò che cade in acqua, poi vengono le fario ed
in ultimo le macrostigma che restano aderenti al fondo spostandosi di rado e
solo di pochi centimetri per carpire le prede più gradite e che passano loro
più vicino. Questo ultimo comportamento è inoltre indice di adattamento
perfetto ad un ambiente acquatico dove l’abbondante nutrimento consente alle
trote di selezionare gli insetti più graditi senza doverli cacciare con
faticosi spostamenti che in acque limpide renderebbero le trote ben visibili
alle loro prede ed ai loro predatori.
Le mosche secche o sommerse più usate
sono essenzialmente imitazioni di:
•Effimerella ignita allo stadio di
ninfa emergente, subimmagine (subimago-blue winged olive) ed immagine
(imago-red spinner);
•Tricotteri: portasassi o portalegna
(sedges) di varie grandezze ed in genere allo stadio emergente o immagine di
colore marrone o nero. Le larve di questi insetti hanno colori variabili in
genere compresi tra il giallo ed il beige.
Occasionalmente vengono usate
imitazioni di altri insetti quali ditteri e chironomi. Quando le trote non
bollano si usano grosse mosche che imitano pesciolini o sanguisughe (streamers)
ma senza alcuna continuità di risultato.
Non ho mai visto usare sul Fibreno
imitazioni di plecotteri, coleotteri, crostacei, odonati ed anellidi ad
eccezione della finta sanguisuga. Le macrostigma del Fibreno non mangiano altro
che effimerelle e tricotteri, più raramente si cibano di sanguisughe,
pesciolini (spinarelli e rovelle), ditischi, lumachine, formiche ed altri
insetti terrestri casualmente caduti in acqua.
Ciò è dovuto al fatto che le grosse trote
di peso superiore ad un kg circa, preferiscono cibarsi di prede in grado di
soddisfare le loro necessità alimentari senza eccessiva fatica. Queste prede
sono reperibili sul fondo e perciò sono più redditizie dal punto di vista
energetico rispetto alle piccole ninfe di effimere o di chironomi che, per
essere raccolte nella corrente e sulla superficie dell’acqua, richiedono
numerosi rapidi spostamenti verso l’alto con un notevole spreco d’energia che è
direttamente proporzionale al peso della trota. Per tale ragione le trote più
grandi sono restie a staccarsi dal fondo e preferiscono nutrirsi con le
abbondanti e grosse larve di tricottero che si trovano in profondità,
nonostante la presenza dei gusci fatti di sabbia incollata dalle secrezioni
ghiandolari delle larve, che evidentemente non devono risultare troppo
indigesti.
Le grosse trote hanno spesso un leggero
graffio sull’estremità del muso che denota l’abitudine a cibarsi sulla sabbia.
Viceversa le trote più piccole si
cibano soprattutto di ninfe di effimerelle trasportate dalla corrente e
talvolta arrivano anche in superficie per bollare su immagini e subimmagini. Le
schiuse di insetti sul Fibreno sono abbondanti per il gran numero di
effimerelle che si levano in volo a volte anche per due o tre ore. Durante la
schiusa le trote escono dai loro rifugi e si rendono visibili ai pescatori che
le osservano mentre si muovono per catturare le ninfe di effimerelle
trasportate dalla corrente. A volte alcune trote bollano ma il loro numero è
molto ridotto rispetto al numero delle trote in attività e quelle poche che
sono “disposte a bollare” lo fanno in modo poco regolare e per breve tempo.
Comunque capitano delle sere in cui si vedono molte bollate regolari anche per
due ore consecutive.
Nella parte alta del fiume, a monte di
Ponte Tapino, ci sono tratti di alveo con fondo sabbioso dove è più facile
osservare il comportamento delle trote per la minore presenza di vegetazione
acquatica. Il momento più spettacolare è senz’altro quello della riproduzione,
quando le trote si riuniscono in gruppi di decine o centinaia di esemplari. È
interessante anche l’osservazione della competizione territoriale ed alimentare
che si manifesta in modo evidente durante le schiuse di effimerelle nelle sere
estive.
Dove rifornirsi di camole ed altri
attrezzi da pesca e da caccia
“L'Esca”- S.S. Vandra - Broccostella -
vicino al fiume.
“La lenza” - Via Marsicana - Sora.
“Martini” - P.za Esedra - Sora (solo
caccia).
“Marra” - V. Pirandello 22 - Isola del
Liri (solo pesca).
“Il Pescacciatore” - Via Roma - Sora.
“Center pesca” - Via Madonna della Neve - Frosinone (solo
pesca).
“Armeria Villa” - Via Casilina Nord,
198 - Frosinone (solo caccia).