ACQUA IN PERICOLO


Indice:
Il degrado delle risorse idriche
L'inquinamento agricolo
L'impatto dell'industria
Blue-baby syndrome: il rischio dei nitrati
Il ciclo dell'acqua
L’ acqua, considerata da sempre un bene inesauribile, sta assumendo poco alla volta le caratteristiche di una risorsa limitata. Sia in termini quantitativi che qualitativi.
Esistono in Italia delle zone che soffrono di carenze per quanto riguarda I'approvvigionamento idrico. E altre che, pur disponendo di bacini acquiferi, vedono minacciate le loro risorse idriche. Basti pensare ai frequenti episodi di siccità che, negli ultimi anni, più di una volta hanno messo in pericolo interi raccolti e minacciato gli allevamenti di bestiame, al malessere di grandi città come Genova, ridotte per mesi al razionamento idropotabile, all'inquinamento del Po e dell'Adriafico, con le note ripercussioni sul turismo nazionale, al bacino del Lambro, definito "area ad alto rischio di crisi ambientale" con i 5-6 miliardi stanziati per la bonifica. Non vanno infine dimenticate le discusse deroghe, concesse dal Ministero delta sanità, per rendere "potabile" I'acqua contaminata da atrazina.
Sono solo alcuni, tra gli esempi piu’ noti, che riflettono lo stato di degrado in cui si trova la risorsa acqua.

Il degrado delle risorse idriche
Le acque superficiali hanno subito con il passare degli anni un notevole degrado. E aumentato il carico di sostanze organiche ed eutrofizzanti come dimostrano i fenomeni trofici presenti sia nei bacini interni che nelle acque costiere. Sono inoltre segnalate alterazioni batteriche, presenza di sostanze tossiche (metalli pesanti e molecole organiche di sintesi) e residui di pesticidi.
Secondo il Ministero dell'Ambiente sono molti i fiumi italiani che presentano contaminazione microbica (coli totali e fecali, streptococchi, clostridi e in alcuni ewi salmonella e virus) e chimica (sostanze organiche alogenate e metalli pesanti). Un esempio eclatante e’ il bacino del Po. In quest'area, dove risiede circa un terzo della popolazione italiana, si trovano localizzate le maggiori attività industriali, le più estese coltivazioni agricole e numerosi allevamenti zootecnici. II carico organico totale, di cui il 22% non subisce alcuna depurazione, i6 equivalente a quello di una popolazione di 138 milioni di abitanti. La struttura impiantistica, presente nel territorio, e’ sufficiente a smaltire solo una minima parte, circa un ventesimo dei rifiuti industriali prodotti nell'area padana. Rifiuti che superano i 25 milioni di tonnellate/anno: metà di tutta la produzione nazionale avviat' nale. In parte ve rso la piattaforma polifunzionale di Modena, struttura pubblica gestita dall'Amiu, in parte sono affidati ad alcuni tra i maggiori impianti privati di smaltimento dei rifiuti industriali (Mantova, Ferrara, Ravenna, Pavia, Torino). La rimanente quota, non trattata, viene esportata o finisce nel bacino padano. Non stupisce pertanto che nere acque, nei sedimenti e in alcuni organismi acquatici si siano ritrovati numerosi metalli tra cui cadmio e cromo e, nella muscolatura dorsale di arborera e cefalo, tracce di pesticidi.
Secondo il Ministero dell'Ambiente un'indagine condotta in 131 comuni del bacino padano ha concluso che nel 70% dei luoghi esaminati le acque non sono potabili: nemmeno i trattamenti previsti per le acque più inquinate - trattamento chimicofisico e clorazione finale - possono rendere I'acqua bevibile.
In realtà dei 7 miliardi di metri cubi di acqua, che in un anno vengono erogati dagli acquedotti nazionali, solo il 15% proviene da corsi superficiali. Le sorgenti contribuiscono per il 35% al fabbisogno della rete idrica, mentre il 50% proviene dalle falde, precisamente da pozzi artesiani profondi da 20 a 700 metri.
Tuttavia anche nelle falde si sono avute contaminazioni da diserbanti, nitrate, cloruri e composti organoclorurati. Una situazione critica e’ presente, anche nelle acque sotterranee,nella pianura padana. In questa area la consistenza del sottosuolo, dove predomina materiale sabbioso e cretoso, conferisce al terreno una notevole permeabilità’: sostanze liquide o solubili, percolando in profondità, possono raggiungere la falda idrica contaminandola.
Inoltre l'inquinamento si distribuisce seguendo il movimento delle acque sotterranee, lungo fasce che possono raggiungere parecchi chilometri di lunghezza interessando piu’ pozzi d'acquedotto.
Ad aggravate una situazione, a volte già precaria, si aggiungono 1 continui prelievi e le perforazioni a profondità sempre maggiori che accelerano la diffusione degli inquinanti.
Per I'approvvigionamento idrico l'Italia settentrionale attinge prevalentemente ai ricchi acquiferi multifalda con una scarsa pianificazione e una scarsa tutela della risorsa. Ne sono prova alcune aree del Piemonte, della Lombardia, del Veneto, del Friuli, dell'Emilia-Romagna e delle Marche che usufruiscono di un'acqua potabile con una concentrazione di diserbanti superiori al limiti previsti per legge.
Sono circa 2 milioni le persone, residenti in 236 comuni, interessate alla contaminazione da atrazina, molinate, bentazone e simazina o comunque sottoposte al potenziale superamento dei valori massimi indicati per le acque destinate al consumo. Nell'Italia peninsulare e insulare la situazione sembra migliore, non tanto per un'adeguata pianificazione o per una maggiore protezione degli acquiferi, ma perché gli acquedotti sono in gran parte alimentati da idrostrutture montane, non sottoposte all'impatto della grande industria.
Una situazione particolare quella che si verifica nelle zone costiere ad alta intensità abitativa e in alcune aree meridionali particolarmente aride, dove le acque sotterranee costituiscono la principali risorsa ldrica.
L'eccessivo prelievo d'acqua durante i periodi di siccità causa un impoverimento della falda e, di conseguenza, favorisce la penetrazione di acqua marina negli acquiferi costieri.

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L'inquinamento agricolo
L'agricoltura e’ uno dei fattori che contribuisce al degrado complessivo delle risorse idriche. In primo luogo va notato che la ricerca di terreni idonei a una maggiore resa produttiva ha portato all'abbandono di aree marginali montane e collinari, scelta che ha causato danni notevoli alla stabilità del suolo e all'assetto ldrogeologico nazionale.
Inoltre 1 territori pianeggianti, utilizzati per le coltivazioni intensive, hanno subito con il passare degli anni un notevole impatto sia per 1'eccessivo carico di nutrienti che per 1'eliminazione, mediante l'impiego di pesticidi, di alcune specie viventi. E conseguente selezione di microrganismi resistenti. La ridotta attività microbica del terreno spesso si traduce in un aumento dei tempi di degradazione delle molecole tossiche. Cos!, fertilizzanti e pesticidi, convogliati dalle precipitazioni o dalle acque d'irrigazione, raggiungono per dilavamento i corsi superficiali e per infiltrazione le acque sotterranee. In base al lenti processi di percolazione attraverso 11 terreno i danni a volte sono visibili solo a distanza di anni. Secondo i dati resi disponibili dall'Istat, nel 1988 il consumo di pesticidi a livello nazionale ha superato la soglia dei 2 milioni di quintali con un incrementa del 4,7% rispetto ai livelli del 1987. A fronte di questo aumento e’ tuttavia diminuita la superficie coltivata. In altri termini o aumentato il carico di pesticidi per ettaro coltivato. Mentre, sempre nello stesso periodo, e’ diminuita la resa di produzione vendibile (- 2,3%).
Per quanto riguarda il consumo di diserbanti, 300.000 quintali/anno, i valori rimangono stabili per il 1988. Diminuisce I'alachlor e aumenta I'atrazina. A questo proposito va ricordato che il Ministero delta sanità,nel tentativo di porre un freno alle vendite, ha proibito per tutto il 1990 l'impiego di atrazina e, limitatamente alla soia, di alachlor. Sostanza, quest'ultima, dichiarata fuorilegge in altri paesi e che in Italia continua a essere utilizzata.
La quota di fertilizzanti per il 1988 e’ di 22 milioni di quintali, meta’ dei quali finiti nel bacino padano- All'uso massiccio di concimi’ chimici viene imputata, oltre all'eutrofizzazione delle acque superficiali e all'inquinamento delle falde,,un'alterazione di tutte le qualità biologiche e chimiche del terreno.
La contaminazione degli acquiferi non dipende unicamente dall'agricoltura. Anche lo spandimento sul suolo di liquami e fanghi di origine zootecnica aumenta in mo- do dannoso il cario di nutrienti. Un tempo attività’ agricola e la zootecnia costituivano un cielo chiuso; ora, lo, scollamento tra le due attivita’’ 1'elevato numero di allevamenti crea il problema dei reflui zootecnici. Spesso fin' finiscono abusivamente nei corpi idrici superficiali o vengono distribui’ ti in dosi massicce su alcuni terreni agricoli.
A causa dell’Inquinamento da nitrati, riscontrato in diverse regioni italiane, si e’ provveduto, come per I'atrazina, a concede’ re deroghe. In alcuni comuni di Piemonte e Lombardia l’ostacolo e’ stato aggirato miscelando I'acqua contaminata da alti livelli di nitrati con altre acque.

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L'impatto dell’industria
L'inquinamento idrico, imputabile al settore industriale, e’ diversificato in relazione ai cicli di produzione presi in esame . In generale le cause di contaminazione provengono sia dalle acque di processo che dalle acque di raff-reddamento degli impianti i. Particolarmente pesante e’ l'impatto arnbientale dell'industria chimica. Secondo il Ministero dell'Ambiente e’ di circa 150-200 milioni di cubi/anno il volume delle acque di processo da trattare dello scarico nei corpi idrici. Le acque di raffreddainento provengono per il 60% da acqua marina utilizzata a cielo aperto . Cioe’ dopo l'uso ritoma al mare..La restante quota e’ acqua dolce di superficie che dovrebbe essere utilizzata a ciclo chiuso. Gli inquinanti, presenti nelle acque di processo, variano secondo il tipo di industria. Ad esempio, gli effluenti della produzione di detersive sono contaminate tensioattivi e fosfati, cosi’ come gli effluenti delle resine sintetiche da solventi e sostanze organiche, mentre la presenza di metalli si può attribuire all'industria chimica degli inorganici di base.
Correttamente trattati gli effluenti danno origine alla produzione di fanghi, la cui stima quantitative a livello nazionale ampi margini di dubbio. Non si conosce il totale dei rifiuti speciali e nemmeno I'ammontare dei tossico-nocivi. Le approssimazioni che già si riscontrano per le grandi industrie chimiche aumentano notevolmente se si prendono in considerazione le piccole e medie imprese che piu’ facilmente sfuggono ai controlli.
Altri settori industriali, che vanno dalla siderurgia al comparto alimentare, tanto per citare alcuni esempi, possono contribuire in diverso modo all’inquinamento delle acque. Cosi’ le sostanze impiegate per la sterilizzazione dei cibi possono agire quali inibitori nei processi di biodegradazione dei sistemi acquatici. Spesso però le cause di contaminazione chimica delle falde dipendono dallo smaltimento sul suolo o nel sottosuolo di carichi industriali effettuati modo abusivi o in mancanza di collettori idonei.
Negli ultimi anni i pitt gravi casi d’inquinamento nelle aree industriali si sono avuti per perdita di liquidi sia d-agli stessi impianti, sia da serbatoi interrati che da rifiuti sepolti nel sottosuolo. In ogni caso si verificano fenomeni di percolazione che inquinano la falda. Di tipo industriale fu la contaminazione che interessò, a partire dalla meta degli anni Settanta, diverse acquedotti dell’italia settentrionale. La presenza di composti organoclorurati nella falda acquifera milanese portò alla chiusura di circa due terzi dei 600 pozzi delta città.

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Blue-baby syndrome: il rischio dei nitrati
Nel 1945 JAMA riportava un episodio di intossicazione da nitrati con esito letale in cui veniva messa sotto accusa I'acqua dei pozzi nelle zone agricole. Gia’ da quei tempi la concentrazione dei nitrati, presenti nelle acque potabili, veniva considerata uno dei principali requisiti igienico-sanitari.
Provenienti in gran parte dai fertilizzanti usati in agricoltura, ma presenti anche nei reflui urbani, i nitrati si ritrovano sia nelle acque superficiali che nelle falde. Alla contaminazione, da composti azotati contribuiscono anche le piogge acide che riportano at suolo e alle acque gli inquinanti dispersi in atmosfera. In Italia, gravi casi di contaminazionfe’ hanno creato problemi in diverse regioni (Piemonte, Lombardia, Toscana, Marche, Campania). Basti ricordare la popolazione di Fano, in provincia di Ancona, rifornita per anni con un'acqua potabile in cui si sono riscontrati livelli di nitrati fino a 150 mg/It.
Dal punto di vista medico un'elevata concentrazione di nitrati puo’?) costituire un rischio per i lattanti, in particolare nei primi tre mesi di vita.
Ingeriti con la dieta Latte in polvere diluito con acqua contenente un'eccessiva dose di nitrati) ad opera delta flora batterica i nitrati si trasformano in nitriti. Assorbiti a livello intestinale alterano 1'emoglobina, una proteina contenuta nei globuli rossi la cui funzione e’ di trasportare l'ossigeno dai polmoni ai tessuti. Di conseguenza questi ricevono meno ossigeno. Gli effetti negativi dei nitrati non colpiscono solo i bambini. Da anni e’ in discussione il ruolo di queste sostanze nell'insorgenza di alcuni tipi di tumori. I nitriti, derivati dalla riduzione dei nitrati, possono formare nitrosamine, in particolare a livello dello stomaco, per reazione con amine secondarie e terziarie di origine alimentare. Mentre i dati sperimentali hanno dimostrato la potente attività cancerogena di alcune nitrosamine, Ie indagini epidemiologiche hanno portato a risultati contraddittori e ad ampie discussioni. Studi condotti in diverse nazioni, tra cui Danimarca, Inghilterra, Ungheria, Italia, Cile, Colombia e Cina hanno associate 1'esposizione a nitrati con una maggiore insorgenza di tumori gastrici.
Di parere contrario la British Medical Association che nel 1984 segnalò una generale riduzione dei casi di cancro allo stomaco anche in zone dove era presente una elevata contaminazione da nitrati.

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Il ciclo dell'acqua
La quantita’ d'acqua presente sulla superficie terrestre e nei sottosuolo e’ rimasta da migliaia d'anni pressoché costante. Si trova in un ciclo chiuso nelle varie fasi solida (ghiacciai), liquida (fiumi, laghi, mari e falde) e gassosa (vapore d'acqua). La maggior parte delle precipitazioni fornisce acqua ai corsi idrici superficiali, una quantità minore, penetrando nel terreno, raggiunge le falde sotterranee cui e’, affidata una importante funzione di riserva. L'infiltrazione d'acqua nel sottosuolo dipende principalmente dalla consistenza stessa del terreno. Tuttavia, a causa dell'aumentata cementificazione del territorio, la quantità d'acqua che riesce a penetrate nel sottosuolo non e’ sempre in grado di ravvenare le falde in modo proporzionale alla crescente richiesta di prelievi. Va sottolineato inoltre che il ciclo dell'acqua e’ legato agli altri cicli vitali,.. Pertanto inquinamento atmosferico, modificazioni,. dell'assetto idrogeologico e contaminazione del suolo non possono che riflettersi sullo stato della risorsa idrica presente sul pianeta. Le capacita autodepuratrici degli ecosistemi acquatici, che un tempo erano in grado di effettuare un rapido disinquinamento, sono tuttora superate da una maggiore contaminazione sempre meno biodegradabile. In Italia, ogni amino, il volume medio delle precipitazioni 46 di circa 296 miliardi di metri cubi d'acqua. Quasi la meta', 130 miliardi, ritorna subito in atmosfera per evaporazione delle superfici acquose e per i fenomeni di evapotraspirazione degli organismi vegetali. Mentre il deflusso medio annuo e’ di circa 155 miliardi. In base alla capacita di regolazione dei serbatoi e dei laghi collinari, la quantità d'acqua utilizzabile a livello nazionale 6 di circa 40 miliardi di metri cubi di cui: 6 miliardi sono riservati agli usi civili, 26 sono necessari per l'irrigazione, altri 6 miliardi sono assorbiti dal settore industriale e 2 sono destinati alle centrali termoelettriche.

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