Il degrado delle risorse idriche
Le acque superficiali hanno subito con il passare degli anni un notevole degrado. E
aumentato il carico di sostanze organiche ed eutrofizzanti come dimostrano i
fenomeni trofici presenti sia nei bacini interni che nelle acque costiere. Sono inoltre
segnalate alterazioni batteriche, presenza di sostanze tossiche (metalli pesanti e
molecole organiche di sintesi) e residui di pesticidi.
Secondo il Ministero dell'Ambiente sono molti i fiumi italiani che presentano
contaminazione microbica (coli totali e fecali, streptococchi, clostridi e in alcuni
ewi salmonella e virus) e chimica (sostanze organiche alogenate e metalli pesanti).
Un esempio eclatante e’ il bacino del Po. In quest'area, dove risiede circa un terzo
della popolazione italiana, si trovano localizzate le maggiori attività industriali, le
più estese coltivazioni agricole e numerosi allevamenti zootecnici. II carico
organico totale, di cui il 22% non subisce alcuna depurazione, i6 equivalente a
quello di una popolazione di 138 milioni di abitanti. La struttura impiantistica,
presente nel territorio, e’ sufficiente a smaltire solo una minima parte, circa un
ventesimo dei rifiuti industriali prodotti nell'area padana. Rifiuti che superano i 25
milioni di tonnellate/anno: metà di tutta la produzione nazionale avviat' nale. In
parte ve rso la piattaforma polifunzionale di Modena, struttura pubblica gestita
dall'Amiu, in parte sono affidati ad alcuni tra i maggiori impianti privati di
smaltimento dei rifiuti industriali (Mantova, Ferrara, Ravenna, Pavia, Torino).
La rimanente quota, non trattata, viene esportata o finisce nel bacino padano. Non
stupisce pertanto che nere acque, nei sedimenti e in alcuni organismi acquatici si
siano ritrovati numerosi metalli tra cui cadmio e cromo e, nella muscolatura dorsale
di arborera e cefalo, tracce di pesticidi.
Secondo il Ministero dell'Ambiente un'indagine condotta in 131 comuni del bacino
padano ha concluso che nel 70% dei luoghi esaminati le acque non sono potabili:
nemmeno i trattamenti previsti per le acque più inquinate - trattamento
chimicofisico e clorazione finale - possono rendere I'acqua bevibile.
In realtà dei 7 miliardi di metri cubi di acqua, che in un anno vengono erogati dagli
acquedotti nazionali, solo il 15% proviene da corsi superficiali. Le sorgenti
contribuiscono per il 35% al fabbisogno della rete idrica, mentre il 50% proviene
dalle falde, precisamente da pozzi artesiani profondi da 20 a 700 metri.
Tuttavia anche nelle falde si sono avute contaminazioni da diserbanti, nitrate,
cloruri e composti organoclorurati. Una situazione critica e’ presente,
anche nelle acque sotterranee,nella pianura padana. In questa area la consistenza
del sottosuolo, dove predomina materiale sabbioso e cretoso, conferisce al terreno
una notevole permeabilità’: sostanze liquide o solubili, percolando in profondità,
possono raggiungere la falda idrica contaminandola.
Inoltre l'inquinamento si distribuisce seguendo il movimento delle acque
sotterranee, lungo fasce che possono raggiungere parecchi chilometri di lunghezza
interessando piu’ pozzi d'acquedotto.
Ad aggravate una situazione, a volte già precaria, si aggiungono 1 continui prelievi
e le perforazioni a profondità sempre maggiori che accelerano la diffusione degli
inquinanti.
Per I'approvvigionamento idrico l'Italia settentrionale attinge prevalentemente ai
ricchi acquiferi multifalda con una scarsa pianificazione e una scarsa tutela della
risorsa. Ne sono prova alcune aree del Piemonte, della Lombardia, del Veneto, del
Friuli, dell'Emilia-Romagna e delle Marche che usufruiscono di un'acqua potabile
con una concentrazione di diserbanti superiori al limiti previsti per legge.
Sono circa 2 milioni le persone, residenti in 236 comuni, interessate alla
contaminazione da atrazina, molinate, bentazone e simazina o comunque sottoposte
al potenziale superamento dei valori massimi indicati per le acque destinate al
consumo. Nell'Italia peninsulare e insulare la situazione sembra migliore, non tanto
per un'adeguata pianificazione o per una maggiore protezione degli acquiferi, ma
perché gli acquedotti sono in gran parte alimentati da idrostrutture montane, non
sottoposte all'impatto della grande industria.
Una situazione particolare quella che si verifica nelle zone costiere ad alta intensità
abitativa e in alcune aree meridionali particolarmente aride, dove le acque
sotterranee costituiscono la principali risorsa ldrica.
L'eccessivo prelievo d'acqua durante i periodi di siccità causa un impoverimento
della falda e, di conseguenza, favorisce la penetrazione di acqua marina negli
acquiferi costieri.
L'inquinamento agricolo
L'agricoltura e’ uno dei fattori che contribuisce al degrado complessivo delle risorse
idriche. In primo luogo va notato che la ricerca di terreni idonei a una maggiore
resa produttiva ha portato all'abbandono di aree marginali montane e collinari,
scelta che ha causato danni notevoli alla stabilità
del suolo e all'assetto ldrogeologico nazionale.
Inoltre 1 territori pianeggianti, utilizzati per le coltivazioni intensive, hanno subito
con il passare degli anni un notevole impatto sia per 1'eccessivo carico di nutrienti
che per 1'eliminazione, mediante l'impiego di pesticidi, di alcune specie viventi. E
conseguente selezione di microrganismi resistenti. La ridotta attività microbica del
terreno spesso si traduce in un aumento dei tempi di degradazione delle molecole
tossiche. Cos!, fertilizzanti e pesticidi, convogliati dalle precipitazioni o dalle
acque d'irrigazione, raggiungono per dilavamento i corsi superficiali e per
infiltrazione le acque sotterranee. In base al lenti processi di percolazione
attraverso 11 terreno i danni a volte sono visibili solo a distanza di anni. Secondo i
dati resi disponibili dall'Istat, nel 1988 il consumo di pesticidi a livello nazionale
ha superato la soglia dei 2 milioni di quintali con un incrementa del 4,7% rispetto
ai livelli del 1987. A fronte di questo aumento e’ tuttavia diminuita la superficie
coltivata. In altri termini o aumentato il carico di pesticidi per ettaro coltivato.
Mentre, sempre nello stesso periodo, e’ diminuita la resa di produzione vendibile
(- 2,3%).
Per quanto riguarda il consumo di diserbanti, 300.000 quintali/anno, i valori
rimangono stabili per il 1988. Diminuisce I'alachlor e aumenta I'atrazina. A questo
proposito va ricordato che il Ministero delta sanità,nel tentativo di porre un freno
alle vendite, ha proibito per tutto il 1990 l'impiego di atrazina e, limitatamente alla
soia, di alachlor. Sostanza, quest'ultima, dichiarata fuorilegge in altri paesi e che in
Italia continua a essere utilizzata.
La quota di fertilizzanti per il 1988 e’ di 22 milioni di quintali, meta’ dei quali finiti
nel bacino padano- All'uso massiccio di concimi’ chimici viene imputata, oltre
all'eutrofizzazione delle acque superficiali e all'inquinamento delle
falde,,un'alterazione di tutte le qualità biologiche e chimiche del terreno.
La contaminazione degli acquiferi non dipende unicamente dall'agricoltura. Anche
lo spandimento sul suolo di liquami e fanghi di origine zootecnica aumenta in mo-
do dannoso il cario di nutrienti. Un tempo attività’ agricola e la zootecnia
costituivano un cielo chiuso; ora, lo, scollamento tra le due attivita’’ 1'elevato
numero di allevamenti crea il problema dei reflui zootecnici. Spesso fin' finiscono
abusivamente nei corpi idrici superficiali o vengono distribui’ ti in dosi massicce su
alcuni terreni agricoli.
A causa dell’Inquinamento da nitrati, riscontrato in diverse regioni italiane, si e’
provveduto, come per I'atrazina, a concede’ re deroghe. In alcuni comuni di
Piemonte e Lombardia l’ostacolo e’ stato aggirato miscelando I'acqua contaminata
da alti livelli di nitrati con altre acque.
L'impatto dell’industria
L'inquinamento idrico, imputabile al settore industriale, e’ diversificato in relazione
ai cicli di produzione presi in esame . In generale le cause di contaminazione
provengono sia dalle acque di processo che dalle acque di raff-reddamento degli
impianti i. Particolarmente pesante e’ l'impatto arnbientale dell'industria chimica.
Secondo il Ministero dell'Ambiente e’ di circa 150-200 milioni di cubi/anno il
volume delle acque di processo da trattare dello scarico nei corpi idrici. Le acque di
raffreddainento provengono per il 60% da acqua marina utilizzata a cielo aperto .
Cioe’ dopo l'uso ritoma al mare..La restante quota e’ acqua dolce di superficie che
dovrebbe essere utilizzata a ciclo chiuso. Gli inquinanti, presenti nelle acque di
processo, variano secondo il tipo di industria. Ad esempio, gli effluenti della
produzione di detersive sono contaminate tensioattivi e fosfati, cosi’ come gli
effluenti delle resine sintetiche da solventi e sostanze organiche, mentre la presenza
di metalli si può attribuire all'industria chimica degli inorganici di base.
Correttamente trattati gli effluenti danno origine alla produzione di fanghi, la cui
stima quantitative a livello nazionale ampi margini di dubbio. Non si conosce il
totale dei rifiuti speciali e nemmeno I'ammontare dei tossico-nocivi. Le
approssimazioni che già si riscontrano per le grandi industrie chimiche aumentano
notevolmente se si prendono in considerazione le piccole e medie imprese che piu’
facilmente sfuggono ai controlli.
Altri settori industriali, che vanno dalla siderurgia al comparto alimentare, tanto per
citare alcuni esempi, possono contribuire in diverso modo all’inquinamento delle
acque. Cosi’ le sostanze impiegate per la sterilizzazione dei cibi possono agire quali
inibitori nei processi di biodegradazione dei sistemi acquatici. Spesso però le cause
di contaminazione chimica delle falde dipendono dallo smaltimento sul suolo o nel
sottosuolo di carichi industriali effettuati modo abusivi o in mancanza di collettori
idonei.
Negli ultimi anni i pitt gravi casi d’inquinamento nelle aree industriali si sono
avuti per perdita di liquidi sia d-agli stessi impianti, sia da serbatoi interrati che da
rifiuti sepolti nel sottosuolo. In ogni caso si verificano fenomeni di percolazione
che inquinano la falda. Di tipo industriale fu la contaminazione che interessò, a
partire dalla meta degli anni Settanta, diverse acquedotti dell’italia settentrionale.
La presenza di composti organoclorurati nella falda acquifera milanese portò alla
chiusura di circa due terzi dei 600 pozzi delta città.
Blue-baby syndrome: il rischio dei nitrati
Nel 1945 JAMA riportava un episodio di intossicazione da nitrati con esito letale in
cui veniva messa sotto accusa I'acqua dei pozzi nelle zone agricole. Gia’ da quei
tempi la concentrazione dei nitrati, presenti nelle acque potabili, veniva considerata
uno dei principali requisiti igienico-sanitari.
Provenienti in gran parte dai fertilizzanti usati in agricoltura, ma presenti anche nei
reflui urbani, i nitrati si ritrovano sia nelle acque superficiali che nelle falde. Alla
contaminazione, da composti azotati contribuiscono anche le piogge acide che
riportano at suolo e alle acque gli inquinanti dispersi in atmosfera. In Italia, gravi
casi di contaminazionfe’ hanno creato problemi in diverse regioni (Piemonte,
Lombardia, Toscana, Marche, Campania). Basti ricordare la popolazione di Fano,
in provincia di Ancona, rifornita per anni con un'acqua potabile in cui si sono
riscontrati livelli di nitrati fino a 150 mg/It.
Dal punto di vista medico un'elevata concentrazione di nitrati puo’?) costituire un
rischio per i lattanti, in particolare nei primi tre mesi di vita.
Ingeriti con la dieta Latte in polvere diluito con acqua contenente un'eccessiva dose
di nitrati) ad opera delta flora batterica i nitrati si trasformano in nitriti. Assorbiti a
livello intestinale alterano 1'emoglobina, una proteina contenuta nei globuli rossi la
cui funzione e’ di trasportare l'ossigeno dai polmoni ai tessuti. Di conseguenza
questi ricevono meno ossigeno. Gli effetti negativi dei nitrati non colpiscono solo i
bambini. Da anni e’ in discussione il ruolo di queste sostanze nell'insorgenza di
alcuni tipi di tumori. I nitriti, derivati dalla riduzione dei nitrati, possono formare
nitrosamine, in particolare a livello dello stomaco, per reazione con amine
secondarie e terziarie di origine alimentare. Mentre i dati sperimentali hanno
dimostrato la potente attività cancerogena di alcune nitrosamine, Ie indagini
epidemiologiche hanno portato a risultati contraddittori e ad ampie discussioni.
Studi condotti in diverse nazioni, tra cui Danimarca, Inghilterra, Ungheria, Italia,
Cile, Colombia e Cina hanno associate 1'esposizione a nitrati con una maggiore
insorgenza di tumori gastrici.
Di parere contrario la British Medical Association che nel 1984 segnalò una
generale riduzione dei casi di cancro allo stomaco anche in zone dove era presente
una elevata contaminazione da nitrati.
Il ciclo dell'acqua
La quantita’ d'acqua presente sulla superficie terrestre e nei sottosuolo e’ rimasta da
migliaia d'anni pressoché costante. Si trova in un ciclo chiuso nelle varie fasi solida
(ghiacciai), liquida (fiumi, laghi, mari e falde) e gassosa (vapore d'acqua). La
maggior parte delle precipitazioni fornisce acqua ai corsi idrici superficiali, una
quantità minore, penetrando nel terreno, raggiunge le falde sotterranee cui e’,
affidata una importante funzione di riserva. L'infiltrazione d'acqua nel sottosuolo
dipende principalmente dalla consistenza stessa del terreno. Tuttavia, a causa
dell'aumentata cementificazione del territorio, la quantità d'acqua che riesce a
penetrate nel sottosuolo non e’ sempre in grado di ravvenare le falde in modo
proporzionale alla crescente richiesta di prelievi. Va sottolineato inoltre che il ciclo
dell'acqua e’ legato agli altri cicli vitali,.. Pertanto inquinamento atmosferico,
modificazioni,. dell'assetto idrogeologico e contaminazione del suolo non possono
che riflettersi sullo stato della risorsa idrica presente sul pianeta. Le capacita
autodepuratrici degli ecosistemi acquatici, che un tempo erano in grado di effettuare
un rapido disinquinamento, sono tuttora superate da una maggiore contaminazione
sempre meno biodegradabile. In Italia, ogni amino, il volume medio delle
precipitazioni 46 di circa 296 miliardi di metri cubi d'acqua. Quasi la meta', 130
miliardi, ritorna subito in atmosfera per evaporazione delle superfici acquose e per i
fenomeni di evapotraspirazione degli organismi vegetali. Mentre il deflusso medio
annuo e’ di circa 155 miliardi. In base alla capacita di regolazione dei serbatoi e dei
laghi collinari, la quantità d'acqua utilizzabile a livello nazionale 6 di circa 40
miliardi di metri cubi di cui: 6 miliardi sono riservati agli usi civili, 26 sono
necessari per l'irrigazione, altri 6 miliardi sono assorbiti dal settore industriale e 2
sono destinati alle centrali termoelettriche.