Incontri d'autore

CYNTHIA KORZEKWA
Headache - Respira l'ultima liberta'

di Donato DI POCE




In un bel pomeriggio di primavera, ( capita anche a Milano ) ho accarezzato la calligrafia erotica di Cynthia, ho attraversato il suo mondo/corpo terminale e sorgivo, luminoso e crudele.

Quasi un teatro della crudeltà rovesciato nell’ossessione del desiderio, dell’offerta di sé attraverso l’anima ( il sesso ) con rabbia e nostalgia.

E allora il grido tattile e creativo della Korzekwa si è rivelato in tutta la sua potenza realistica e visionaria, in tutta la sua apparenza nuda.

Mi è sembrato di aver assistito ad una tracimazione onirica offerta con pudore e grazia selvaggia, in cui le sue Storie carnali, il suo Kamasutra esistenziale e mistico senza Satiri e Cortigiane, vive solo di Desiderio e del principio del piacere, dove l’ossessione del possesso è sempre gioiosa, osmotica, mai perversa e lasciva, lacerante o pornografica, vicina ad un’esperienza religiosa, ad una preghiera laica della vita e dell’amore, questo sì inesplorato e implorato, offerto e ascoltato senza limiti e senza regole.

La memoria stilistica dell’artista, non dimentica il Guernica di Picasso letto però in chiave positiva, i frammenti pop e fumettistici di Adami e Lichtenstein , l’eros provocatorio di Carol Rama e l’ossessione desiderante di Egon Schiele, ma anche la cultura graffitista respirata nelle metropoli del continente Americano ed Europeo.

In effetti, Cynthia, esprime un sentire ed un respiro DIDASCALICO E VOYERISTICO, una sensibilità fumettistica e seriale, ma anche il gusto per la seduzione senza ipocrisie.

Cynthia usa il registro dell’eros per parlare della violenza della società contemporanea attraverso il dualismo amore/sesso, desiderio/violenza tra sé stessa e il mondo attraverso l’ Alter-Ego femminile dei suoi racconti (una sorta di Emmanuelle noire, di M.me Edwarda in lotta con il suo inconscio ) che vuole esprimere il suo desiderio, di essere vissuta, toccata , amata, anche quando dipinge vagine dentate, nudità spezzate o violate.

Ma l’artista Texana residente da anni a Grosseto, riesce ad esprimere il suo eros incompiuto proprio attraverso due simboli erotici ( colonna /fallo e la scatola nera/vagina ) insegnandoci ad entrare ed uscire dal proprio corpo attraverso un Mandala cosmico ora demoniaco ora magico ma sempre bisognoso di unità, di ricomposizione ed equilibrio tra anima materiale e spirituale.

Non a caso in una delle tante didascalie al suo lavoro ( che richiama non solo certa cultura Underground dei graffiti metropolitani, ma anche esiti della Poesia visiva italiana e un certo intimismo Klossowskiano ), annota: “ Respira l’ultima libertà/ perché questo è l’amore”.

Dicevamo dunque della dimensione esistenziale e diaristica di questa viaggiatrice incantata che testimonia con le sue trasgressioni antiaccademiche il bisogno dell’eros come esperienza interiore opposta alla sessualità animale.

Il corpo dunque come simbolo, come espressione transitoria e luogo di incontro/scontro tra realtà virtuali e reali, tra identità alternative, l’ombra che incombe, il corpo braccato dal malessere esistenziale, da presenze/assenze che producono guasti e lacune, un corpo vissuto dall’inquietudine, tra crimini d’amore, eresia e redenzione.

Un altro simbolo che si affaccia qua e là e quello del cane ( simbolo di fedeltà ) rappresentato in pose rabbiose, ringhianti, minacciose, aggressive, quasi a mordere (vuole punire o ricordare una violenza subita ? ) la pelle animalesca dell’eros , quasi a violare il pube cucito che guarda il cielo in cerca di una luce illeggibile, attraversando pensieri stabili e intoccabili, di una donna bellissima che non vuole essere omogeneizzata o depredata, che continua a disegnare sui taccuini della vita e dell’anima scarabocchi di libertà...