PASQUALE MARCELLI
di Sergio GABRIELE
Pasquale Marcelli esercita la sua professione di Architetto a Sora, dove vive, e certamente non e' un artista a tempo perso, anche se ci tiene a dire che la scultura come la pittura sono per lui un hobby. Ma la definizione di arte non e' stata mai decisa dall'artista, bensi' dalle cose che fa, dalla passione e dall'intenzione che mette nelle sue opere. Ragione per cui osservando i bassorilievi di Marcelli non si pensa affatto alle ore che lui dedica a questa sua passione. Si rimane viceversa catturati da una serie di elementi che provero' qui a comunicare. Il primo è senz'altro il calore della figura umana evocata: questa donna robusta, non procace ma corposa, piena, ispirata al modello tradizionale delle nonne o madri della nostra zona, sinceri pilastri di valori e mantenimento fisico, basti pensare alla figura della balia, nutrice di schiere di nuove vite. Ma accanto all'espressione di un sotterraneo antico matriarcato, la figura di Marcelli richiama al contempo profumi di seduzioni altrettanto antiche, felliniane gradische o tabaccaie, sempre in bilico fra sacro e profano, madri prostitute e prostitute madri. Questa carnalita' non offende, non oltraggia, ma semplicemente ricostruisce il tappeto delle sensazioni che ciascuno di noi ha avuto dalle sue balie, Fellini compreso. Il secondo importante elemento è la pulizia del rilievo, del suo contorno, amorevolmente essenziale per quanto compresso dalla molteplicita' dei significati. Parlerei di graffiti estroiettati, che prendono quota dalla parete. E questo grazie ad una plasticita' delle forme che ci porta diritto al terzo elemento: la tecnica. Per ottenere la migliore modellabilita' Pasquale ha polverizzato letteralmente dei mattoni, misturandoli con malte e altre cose che lui sa, ottenendo una materia docile alla curva, alla sostanza. Quello che ne deriva è uno straordinario effetto a meta' fra la terracotta e il legno, piu' morbida dell'una, piu' scolpibile dell'altro. Questa e' arte, anche se Pasquale Marcelli lo fa nei ritagli di questo tempo che nessuno comprende. |