Incontri d'autore

Fausto Melotti
Teatrini

di Donato DI POCE




Di sculture fatte di Poesia non se ne trovano molte in giro dopo la scomparsa di Brancusi, Calder, Giacometti, Miro', Ray, e il nostro Fausto Melotti, che rimane nel ‘900 il più lirico, musicale, poetico degli scultori Italiani.
Ce ne da' un’ennesima dimostrazione la mostra di " Teatrini " a Verona c/o la Galleria dello Scudo; Catalogo Electa ( 60 dei 100 realizzati nella sua vita, per lo piu' realizzati in terracotta policroma, rame, ottone, tessuti ) ; un’arte semplice, " povera " ma ricchissima di emozioni, sentimenti, cultura, musica.( e a tal proposito con tutto il rispetto e l’ammirazione che ho per gli artisti " Poveri ", sarebbe ora che qualcuno si ricordasse che prima dell’esplosione internazionale del movimento omonimo reso famoso dal direttore della prossima Biennale di Venezia, G. Celant, c’erano state le esperienze materiche e povere, fondamentali di Burri, Cornell, Colla, Melotti ).
Mai come in questo caso, le opere rispecchiano il personaggio che le ha realizzate, schivo ma profondo, coltissimo ma timido, astrattista ma innamorato della figura, grande artista ma sempre alla ricerca del nuovo.
Questo ci svelano i suoi Racconti segreti, le sue favole ( come Chagall, Munari ), raccontate a bassa voce come solo poteva fare lo scultore dell’azzurro e della grazia, l’acrobata che camminava sull’arcobaleno e faceva l’orologiaio delle idee dorate, il perfetto mago e alchimista che ha scritto pagine fondamentali della storia dell’Arte e non solo Italiana.
Allievo di Wildt, amico di Fontana, ma soprattutto estimatore di Piero della Francesca, Michelangelo, Matisse, padrone assoluto della materia e del colore, non si accontenta, non gli basta, egli da Poeta, si incammina solitario nel cielo del sogno, della ricerca della perfezione e della leggerezza con sarcasmo gioviale e lucido, con la melodia di un direttore d’orchestra ( si vedano opere esemplari come La Notte,1974, Balzac, 1972, Omaggio a Beethoven, 1984, Stendardo per il deserto,1972, Gli dei se ne vanno, 1984 ).
Melotti ci ha restituito la brezza del Mediterraneo , l’equilibrio dell’anima, la difficile arte del gioco che non è mai puro " divertissement ".
Era dopo l’urlo sociale di Guernica e quello esistenziale di Bacon, la cosa piu' difficile da fare, per restituirci la bellezza rubata.
Tra gli scultori, ci hanno provato in due, ( Calder e Melotti ), e ci sono riusciti.
Se dovessi definire il genio di F. Melotti, lo farei con le sue parole: " ...Il genio è un uomo civile che, dopo aver messo in ordine il passato, inventa l’avvenire... ".
Melotti insomma e' tra i pochi scultori che e' riuscito a colmare con le sue sculture lo spazio infinito che c’e' tra il silenzio e il nulla, regalandoci la bellezza o forse il suo ( nostro ) sogno di bellezza, e questo non e' poco dallo scultore italiano forse dopo Boccioni, piu' innovativo del ‘900, dallo scultore che ha insegnato a intere generazioni di pseudo-avanguardie, " il piccolo eroismo di pensare col proprio cervello ".
Contro il rumore di fondo dei vari palcoscenici Nazionali e Internazionali, Melotti costruiva i suoi " Teatrini " fatti d’aria e di luce, le sue sculture antiretoriche, antimonumentali, direi quasi antisculture colorate, per costruire ponti tra il suo respiro e il mondo, tra presente e futuro.
Infatti c’e' qualcosa di solenne e di eterno nelle opere di Melotti che scavalca il solco delle banalita' dei replicanti d’icone per scavare e purificare il nostro tunnel esistenziale, e introdurci in un percorso di creativita', genesi e progettualita', come onde sonore che attraversano fili d’oro, spazi incompiuti da abitare, sogni finalmente svelati al loro destino.
Ci sembra di cogliere nel suo lavoro una grazia fluttuante, un’atmosfera metafisica, un respiro cromatico che aleggia tra metalli, terrecotte, tessuti ancestrali, e si scorge infine il profilo erratico ed eretico di un acrobata che cerca tra le stelle i suoi filamenti onirici, i suoi ideogrammi indecifrati, come nidi di luce nascosti nelle galassie della nostra anima.
Del resto aveva scritto Melotti: " ...L’Arte se ne va per conto suo e i professori i critici e i mercanti per conto loro. "