Incontri d'autore

MEMORIA e DESIDERIO
la Scultura di Ernesto Treccani

di Donato DI POCE




La produzione pittorica di Ernesto Treccani la conoscono tutti, pure e' noto il suo prestigio culturale, ma forse non tutti conoscono adeguatamente la sua produzione scultorea, che certo non e' numerosa come quella pittorica, ma non per questo meno valida o meno rivelatrice del suo discorso poetico ed artistico.

Le sue opere rivelano il grande dono della sintesi, quella sua capacita' di arrivare al cuore delle cose dopo una ricerca incessante e sofferta che non lascia spazio all’improvvisazione ma che reca con se' progettualita', immaginazione, amore per l’uomo.

Le figure, i volti,i corpi di Treccani, attraverso il fascino della materia ( bronzo, ceramica, vetri colorati ), rivelano una nuova dimensione lirica, trasmettono il desiderio di toccare la materia con cui egli ci dona l’incanto della forma sospesa tra memoria e desiderio, scaglie di eternita' raccolte dalla diaspora del tempo e dei valori.

Treccani giunge alla scultura dopo l’esperienza poetica, intellettuale, pittorica, e tutte queste precedenti esperienze sono dentro la ricerca scultorea che diventa un’officina del sentimento, il laboratorio di una grande tensione etica, morale, estetica.

Con la forza espressiva e simbolica della materia, con il suo magico potere di eternare cose e persone, egli e' riuscito ad opporsi alla fragilita' del tempo, alla sua mancanza di memoria e di bellezza.

Dentro la sua scultura c’e' il presagio del disfacimento di una civilta' che ha perduto il suo incanto, la sua capacita' di sognare e di ricordare.

Treccani parte da una modellazione espressionista molto vicina a Giacometti, da un furore materico in cui il corpo umano viene cercato e lacerato dal dolore e dalla nostalgia, per giungere ad esiti lirici di straordinaria soavita' e leggerezza, in cui il colore e le trasparenze dei vetri danno nuova luce e nuova speranza.

Ne risulta un allucinato candore misto ad una gestualita' convulsa che danno respiro alla materia che diventa nelle suo mani un nascondiglio esistenziale, un bisbiglio dell’essere.

Nel vedere il suo lavoro scultoreo non si puo' non pensare a Matisse e agli scultori di Corrente ( S. Cherchi, G. Paganin ) che hanno sempre cercato un abbraccio cosmico convulso e fragile, ai limiti di un dissanguamento plastico ed emozionale che ce li fa amare come maestri assoluti di arte e di vita.

Insomma , la grazia selvaggia che germogliava nei lavori iniziali, si e' rivelata nelle ultime ceramiche e soprattutto nei vetri colorati degli ultimi anni che rappresentano una novita' assoluta nella sua ricerca estetica e stilistica che lo ha portato a realizzare dei meravigliosi collages di vetro in cui gabbiani, fiori, volti e marine hanno creato una vera osmosi tra natura e cultura , tra le eresie del pensiero e le eresie della materia, in cui la luce e la bellezza di dentro ha incontrato e catturato la luce e la bellezza della realta' esterna.