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Incontri d'autore
VALERIANO TRUBBIANI
di Donato DI POCE
L’ultima mostra di Valeriano Trubbiani ( uno dei maggiori Scultori e Incisori del ‘900 ), ha ribadito che l’artista Marchigiano e' forse il più visionario, metaforico, aggressivo, inquietante e vivo degli Scultori contemporanei, e affascina il suo porre domande allarmanti, come iconogrammi che incombono sulla nostra tranquilla storia quotidiana.
Eppure Trubbiani e' un poeta del ferro che e' stato lapidato e derubato della sua grazia, che incombe con la sua "presenza/assenza ".
In lui non c’e' più nulla ( non c’e' mai stato ) di decorativo, di consolatorio e di estetico, ma solo denuncia di mondi orribili, sogni simultanei, decontestualizzazioni che fanno riflettere e che piacevano molto ad un altro grande sognatore funambolico e irrequieto come Federico Fellini.
Trubbiani ha un’imponente personalita' e forza tellurica, che lo rende simile a un guerriero vichingo, e forse non e' un caso che la sua installazione presenta 33 spade/ghigliottine gigantesche, in acciaio, ferro, bronzo, inchiodano la nostra evanescenza emozionale e pigrizia intellettuale; le sue "citta' terribili", liberano i nostri incubi e il nostro bisogno di liberta' assediato.
Come sarebbe piaciuto ad Artaud, questo teatro della crudelta', questo gioco al massacro della memoria e del desiderio, questa tensione umanistica, tragica e narrativa ( vicina a Vangi e Attardi anche se con esiti formali diversi ), che ricompone in un abbraccio storico-esistenziale, l’alienazione del " mondo fabbricato " a DISMISURA umana, dove nel silenzio che avanza dalla Savana, una sorta di " Cammello di Troia " militarizzato sconvolge la tranquillità di una " OASIS " culturale.
Trubbiani, si svela uno Scultore Dantesco e Leopardiano per i suoi riferimenti allegorici, enciclopedici, infernali e la sua nostalgia di una natura e un mondo perduti per sempre.
Trubbiani con le sue preghiere eretiche, squarcia la tenebra del paradiso iconico dei replicanti d’estasi , graffia le loro certezze esistenziali ed estetiche, con i suoi abbracci tellurici, che inchiodano animali, ( rinoceronti, leoni, babbuini, uccelli, topi, papere ) e paesaggi ( mare, citta' ) in una autentica coazione ad esistere, e riesce infine a comunicare all’interno di una sindrome anarchica e visionaria la MIMESIS dell’uomo.
Valeriano Trubbiani, va oltre il Ready-made, perché le sue Sculture non sono mai dei semplici assemblaggi di oggetti riciclati, le sue opere, sono costruzioni ( nel senso architettonico della parola ) oniriche coltissime e dense di storia ( si veda ad esempio l’opera " FORCATO SCAFANDRO PICENO CON PROTOME CELATA " ) in cui l’artista/ filosofo/guerriero proietta con i suoi occhi/pensieri, cannonate , ponti, nidi esistenziali tra presente e futuro, tra le crepe e il respiro della Storia.
Al centro quindi della riflessione estetica e poetica di Trubbiani, troviamo il Rapporto tra Uomo, Natura, Cultura, dove sembra prorompere una "citta'-mondo" ( Urbino, Recanati ? ), come simbolo e mito del principio di sopravvivenza e di civilta' con la testimonianza e l’aiuto di un’iconografia animale senza precedenti.
Ecco insomma che Trubbiani sembra ripensare il tempo ed il Paesaggio per ridare dignita' all’uomo come un Ulisse Celtico o Medievale che continua a proporci le sue scorribande corsare tra coscienza e conoscenza, tra dimore notturne e una Babilonia dove regna il Male assoluto.
Alla fine, il suo Bestiario mitologico e ancestrale, clonato dentro uno Stato d’Assedio, genera un Transfert Apocalittico allarmante, un corto circuito estetico, ma solo dai suoi " Pericolosi trasbordi lacustri" può avvenire una catarsi liberatoria per la nostra anima , la nostra civilta', il nostro respiro selvaggio e puro.
Trubbiani vuole attraversare il Tempo minaccioso attraverso il "pericolo" atrocemente agitato, dentro corazzate, fortezze, scafandri, per combattere fino in fondo la sua battaglia di vita e di liberta'.
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