Marian TEBUCCI
Torino

LA SAGGEZZA DEL GATTO RANDAGIO

Oscar era un bellissimo gatto randagio dal pelo rosso tigrato. Aveva due meravigliosi occhi verdi che di notte illuminavano i viottoli bui. Appena l'alba rischiarava il cielo amava salire su un platano gigante di una villetta e spiava l'interno della casa.
Su un davanzale di una cameretta dormiva su un morbido cuscino granata un suo simile dal pelo grigio azzurro, Kiko'. Lo osservava e pensava che mentre lui era al freddo Kiko', che era un gatto fortunato, se ne stava al caldo, stiracchiando il suo pelo e rigirandosi per trovare la posizione piu' comoda.
Vicino a lui si poso' una gazza che lo guardo' e gli disse
- Invidia? -
- Un po'- disse Oscar.
- Che stupidaggine. Tu sei libero e indipendente, mangi cio' che vuoi e non sei obbligato a fare le fusa a nessun padrone -
- Vero, ma tante volte non mangio, e' un periodo di magre e sta attenta che non ti salti addosso per farne un boccone -
- Ma figurati, io volo via veloce e tu non sai volare. Io solco i cieli e osservo il mondo dall'alto. Vedo tante cose e mi diverto un mondo, e se ti becco un occhio ti acceco. -
La gazza sbatte' elegantemente le sue ali e volo' via tra le fronde degli alberi. Intanto Kiko' si era alzato dal suo cuscino e stava correndo dietro ad una signora dai capelli biondi e il viso pieno di rughe. Lei si giro' e s'inchino' ad accarezzare il suo gatto. Lo prese in braccio e con un pettine inizio' a lisciarlo. Dopo gli spruzzo' del profumo sul pelo. Kiko' segui' la sua padrona in cucina, che era la delizia di Oscar. Dentro un ciotola azzurra le verso' del latte e gli sbriciolo' dei biscotti e Kiko' si abbuffo' della sua ricca colazione. Oscar guardava estasiato quella scena e quasi cadde dal ramo che lo sorreggeva.
- Sai mi piacerebbe portare quella ciotola di latte a dei bimbi poveri che stamattina non sanno cosa mangiare -
La gazza era tornata e guardava anche lei la scenetta della succulenta colazione.
- Che stai dicendo, non perdi mai il vizio di rubare agli altri -
- Per dei bimbi affamati quello e' piu' importante dell'oro, invece se lo sta pappando il bel Kiko', il gatto piu' scemo del villaggio. -
La gazza volo' di nuovo per il cielo sconfinato, ma invece di allontanarsi dalla villa entro' da una finestra al suo interno. Poco dopo ne usci' con qualcosa di luccicante. - Stamattina l'ho fregata, ha lasciato aperta una finestra del bagno, la sua vecchiaccia, e gli ho fregato il bracciale -
- Ma tu che te ne fai? -
- Nulla lo faccio cadere da qualche parte, lontano da qui e un'altra fanciulla sara' contenta di metterselo al polso e far invidia alle amiche. -
Intanto Kiko' era uscito nel minuscolo giardino e si stava crogiolando al sole ormai alto, strofinandosi su un misero pezzo di erba un po' rinsecchita. Allora Oscar penso' di avvicinarsi e conoscere meglio Kiko'. La tentazione era quella di azzannarlo e fargli un occhio nero, come spesso gli capitava in altri giardini.
I gatti casalinghi non sanno difendersi, sono dei veri ebeti, perdono la loro natura felina, ingrassano a dismisura e fanno a volte persino fatica a camminare. Ma Kiko' gli dava quasi un senso di imbarazzo. Era un gatto regale. Un principe. Cosi' quatto quatto, strisciando tra l'erba si avvicino'.
Kiko' senti' il fruscio e rizzo' il pelo. Lo guardo' dall'alto in basso e inizio' a corrergli dietro.
- Vai via, intruso, questa e' casa mia e non c'e' posto per un altro gatto. E poi sei sporco e puzzolente. -
Oscar arretro' intimorito. Poi si riprese e gli urlo'
- Amico, io saro' sporco e puzzolente, ma tu sei un codardo. Non sei un vero gatto, i gatti veri di notte invece di dormire su guanciali di seta come fai tu, vanno in giro a conoscere le gattine, a cercarsi il cibo a fare a botte con gli altri gatti per sentirsi importanti e farsi rispettare. Capito principino? -
- Sara' ma d'inverno sto al caldo e mangio tutti i giorni. Le gattine, non m'interessano, roba d'altri tempi. E poi la mia padrona non sarebbe contenta se portassi a casa una gattina, non ci sarebbe posto per lei -
- Io ho un sacco di figli randagi come me, non sanno neanche che sono suo padre, ormai non li riconosco quasi piu', qualcuno se n'e' andato, altri sono finiti in prigione come te, forse sono piu' felici, ma hanno perso la liberta' di correre per i prati, di cacciare gli uccelli, di respirare l'aria pura al mattino. -
Kiko' ora lo ascoltava e si sentiva un poco a disagio. Non glielo avrebbe mai detto, ma a volte lo spiava da dietro le tendine e sognava. Si', sognava di correre in mezzo a dell'erba fresca e rotolarsi in mezzo ai suoi fili morbidi, di cacciare nascosto dietro ai cespugli, di avere anche lui dei figli e conoscere delle gattine. Invece a furia di stare su quel cuscino era diventato grasso e pingue, non ce l'avrebbe mai fatta a correre dietro a delle prede, tutti sarebbero stati piu' veloci di lui. Si vergognava. Ma Oscar rincaro' la dose.
- Tu sei un giocattolo in mano agli uomini. Ti rifocillano, ti fanno stare al caldo, ti spazzolano e profumano per la loro gioia, il loro divertimento. Un pupazzo starebbe fermo, non gli farebbe le fusa, solo perche' gli danno da mangiare. Tu servi a divertire gli umani. Ti usano e basta, pensando che la vita e' fatta solo di cibo e comodita'. La vita e' fatta di liberta' e passioni. -

Oscar fece un saltello e fece per andarsene. Meno agile lo raggiunse Kiko'.
- Portami con te a conoscere il mondo. -
- Sei pazzo non sopravviveresti, bisogna farsi il pelo. Tu non ce l'hai. E poi non pensi alla tua padrona, pensa a quante rughe le verrebbero in piu' senza di te, senza il suo giocattolino peloso. -
- Soffrirebbe e mi cercherebbe dappertutto, ma poi si rassegnerebbe e si porterebbe a casa un altro gatto. Ma io voglio tornare a casa, solo che ho voglia di divertirmi, di provare a vivere, conoscere. -
Oscar s'incammino' lentamente senza girarsi indietro, ma si accorse che Kiko' camminava dietro a lui, nascondendosi dietro alle piante, ai cespugli. Va bene, penso' Oscar, vediamo quanto reggi. Cammino' un bel po' fino alle soglie della cittą'. Kiko' era sempre dietro lui.
- Avanti, lo so che sei li', che mi stai seguendo. Ora pero' dobbiamo andare insieme, qua inizia ad essere pericoloso, ci sono un sacco di macchine che sfrecciano. -
Le macchine, Kiko' penso' a quando lo mettevano dentro ad un cesto scomodo e lo caricavano in macchina quando i padroni andavano in vacanza. Ore e ore in posizioni scomodissime, qualche volta lo liberavano, allora saliva dietro ai sedili e osservava il mondo che andava veloce, in mezzo a delle scatole di metallo che facevano un rumore infernale e ti spostavano da una parte all'altra, roba da vertigini. Ora c'erano tante di queste scatole che gli sfrecciavano sopra la testa.

- Attento, mica ti vedono. -
S'intrufolarono in una via e si trovarono davanti ad una piccola montagna di cose puzzolenti.
- Ecco dove cerchiamo il nostro cibo, c'e' sempre qualcosa che gli uomini avanzano dalle loro tavole e poi buttano. E noi si muore di fame. Anche loro muoiono di fame, ma nessuno glielo dice, e se anche lo sanno non gliene frega nulla. Di notte ci teniamo compagnia con i barboni. Sono uomini che vivono nella strada come noi, puzzano e sono vestiti di stracci. A volte ci parlano, ma noi non possiamo rispondergli, ma almeno pensano che qualcuno li ascolta. Qualcuno e' ubriaco e ci tira calci, mi fanno pena. A volte litighiamo per un po' di pasta avanzata e loro ci dicono che se ci prendono ci fanno arrosto. Ma in fondo sono buoni, sono uomini liberi, non hanno legami, possono pensare, sognare, scappare, tanto nessuno li cerca.-

Kiko' penso' alla sua padrona. Quasi, quasi gli scappava da ridere. La vedeva con le lacrime agli occhi e quella voce stridula cercarlo per tutta la casa, per il giardino
- Kiko' dove sei? Vieni fuori tesorino di mamma. -
Finalmente incontrarono altri due gatti. Appena lo videro lo circondarono e iniziarono ad annusarlo, uno gli diede una zampata e gli fece sanguinare un orecchio.
- Carletto che fai, e' un amico mio. -
- Quel damerino? Scommetto che per inseguire una gattaccia si e' perduto e ora ha smarrito la via di casa. Che ci fa questo qua, stanotte se arriva la banda dei Katz lo ammazzano di botte. -

Kiko' si senti' raggelare. Voleva tornarsene immediatamente a casa. Si giro' ma non capi' piu' nulla. Non sapeva dov'era. Era solo spaventato, perche' poi con i baffi sentiva che avrebbe ritrovato la via di casa. Quella specie di gatto che si faceva chiamare Carletto lo sfido' ancora
- Avanti fai vedere chi sei. Vieni ti faccio conoscere Camilla. A lei piacciono i tipi tutti fighetti come te, facciamo una bella lotta e si convincera' che io sono il piu' forte. -

Kiko' si senti' smarrito, vide un buco e s'infilo' dentro. Mamma mia che vuoto. Fece un ruzzolone e si trovo' tutto sporco di polvere in una specie di cantina umida con un forte odore di vino acido. Nel buio vide due occhi verdi osservarlo.

- Chi sei? Come sei finito qui -
Dalla voce riconobbe che era una gattina, era la prima volta che si trovava a tu per tu con una gatta. Era emozionato e non gli riusci' dir nulla.

- Scommetto che sei stato minacciato da Carletto. Sei nuovo vero? Non ti ho mai visto. Sei anche ben messo, ti sei perso da qualche salotto buono del centro? -
- No, no, sono scappato. Ho trovato un amico e mi sono voluto fare un giro. Mi chiamo Kiko'. -
- Kiko'? -
e la gatta dagli occhi verdi si mise a ridere a crepapelle.
- Kiko', che nome buffo. Da damerino. -
Kiko' si senti' offeso, ma non riusciva a staccarsi da lei. Sentiva che era una gatta vissuta, non una paurosa come lui. Prese coraggio e le chiese il nome.
- Mi chiamo Camilla -
Lei, la mitica Camilla. Erano a tu per tu. Forse era meglio scappare, troppo pericolosa, sopratutto se arrivava Carletto.
- Senti Kiko', probabilmente conosci poco della cittą', devi farti guidare -
e lo guardo' con occhi languidi.
- Se vuoi posso farlo io -
Kiko' era sempre piu' imbarazzato
- Veramente sono con un amico, Oscar, lo conosci? -
- Oscar, ah Oscar. E' il nostro capo. Lui ci sa guidare, sa organizzare i nostri gruppi, sa sempre dove trovare il cibo, rifugio e come difenderci da chi ci vuole male. Ma come tutti i capi non e' amico di nessuno, e' amico di tutti. Ora probabilmente e' gia' alla ricerca di altre avventure. Ma adesso ci sono io a guidarti -
Kiko' si senti' sciogliere e si dimentico' chi fosse, la sua bella casa, le sue crocchette. Camilla saltello' in mezzo al buio, si arrampico' su degli scatoloni e raggiunse la finestrucola da dove era caduto.
- Non c'e' piu' nessuno, dai andiamo un po' in giro, prima che faccia buio, poi arrivano bande pericolose.

Camilla e Kiko' uscirono dalla cantina, si stiracchiarono e scossero il pelo impolverato. Stava scendendo una fresca brezzolina che annunciava l'avvicinarsi dell'autunno. Camilla lo guido' sotto le macchine in sosta. Finche' arrivarono in uno spiazzo enorme dov'erano parcheggiate tante macchine. C'era un rumore bestiale e tanta gente che andava di fretta. Il buio stava arrivando e si stavano accendendo tante luci. Kiko' non aveva mai visto nulla di simile. Continuo' a seguire Camilla e questa lo porto' dietro un magazzino.
- Questo e' un posto enorme pieno di cibo, la gente esce con dei grossi carrelli pieni di ogni ben di Dio . Se aspetti quando chiude, escono dei signori e ci danno delle cose da mangiare. Si mangia come nelle case dei ricchi, penso come a casa tua. -
Kiko' e Camilla nell'attesa si stravaccarono vicino ad una porta, aspettando il grande momento. Quanta gente che andava e veniva, forse anche la sua padroncina veniva qualche volta li', magari comprava proprio le sue pappe. Finalmente una porta si apri' e alcune persone gettarono verso di loro delle cose che Kiko' non aveva mai visto
- Oh salciccia, salame, formaggio, che delizia -
disse estasiata Camilla, ma non ebbero tempo di annusare la roba che all'improvviso spuntarono altri gatti rabbiosi e affamati. La famigerata banda dei Katz. Kiko' aveva addentato un pezzo di formaggio, ma non ebbe tempo d'inghiottirlo che un gatto nero e robusto glielo aveva strappato di bocca, non solo ma gli diede parecchie zampate che lo lasciarono intontito e sanguinante. Camilla nel frattempo era fuggita con un sacco di roba in bocca, difendendosi a zampate e colpi di coda ben dati. Aveva fatto una bella figura davanti a lei.

Che vergogna! Ora si trovava solo, veramente solo, senza un rifugio, senza cibo e senza compagnia. Chissa' dov'era la via di casa. Ecco cosa voleva dire non essere mai uscito dalla sua gabbia dorata. Si mise mesto, mesto a camminare in mezzo al posteggio ormai vuoto. Chissa' dov'era Oscar. Sperava di incontrarlo. Intanto era buio e per fortuna c'era una bella luna. Su una piccola aiuola verde vide in lontananza un gatto. Si avvicino' piano, piano perche' non sapeva se era un amico o un nemico. Sotto i raggi di luna scorse dei peli rossi che gli erano famigliari. Era Oscar. Guardava la luna miagolando una canzoncina.
- Luna accompagna la mia sete di conoscere tutto cio' che mi circonda, aiuta me e gli altri gatti a difenderci dall'uomo egoista che ci vuole togliere la liberta'. Non vogliamo diventare come loro. Vogliamo restare animali liberi. Cosa c'e' di piu' bello che ammirarti e sentire la carezza del vento sul nostro pelo? -

Oscar era un poeta, senza dubbio. Si accorse di essere osservato.
- Che vuoi amico, perche' non ti fai i cavoli tuoi? Non vedi che sto parlando alla luna? -
- Oscar, sono Kiko', mi sono perso -
Oscar si giro' e riconobbe il suo nuovo amico.
- Oddio, come ti hanno conciato, che e' successo? -
- Mi hanno picchiato altri gatti, per rubarmi il cibo. -
- Eri solo? -
- No. - rispose vergognoso Kiko'. - Ho conosciuto Camilla quando sono scappato da Carletto, nella cantina -
- Ah Camilla, l'affascinante Camilla. Lei viene sempre a mangiare qui, e' molto furba, sa difendersi bene, ma e' codarda, pensa solo per se'. -
- E', e' ...molto bella -
- Ah bella, ma perfida, lascia perdere non e' per te. -
Kiko' senti' un po' di malinconia salirgli addosso, non sapeva se per Camilla o per la voglia di tornare a casa.
- Dai non te la prendere, succede quando non si conosce il mondo, la prima delusione e' sempre molto forte e angosciante, poi ti abitui e ci convivi. Era bello il tuo piccolo mondo dorato, senza scossoni, ma anche senza amici, senza amore. Molto squallido. Dai vieni, andiamo a vivere un poco la notte. -

Oscar inizio' a camminare col suo passo di pura razza felina, si vedeva che era ben allenato, Kiko' faceva fatica a stargli dietro, anche se a poco a poco riacquistava la sua indole selvaggia. Era bella la notte, finalmente aveva lo spazio aperto davanti a se', non i soliti mobili, i soliti tappeti, i soliti muri che lo dividevano dal mondo. Esplorava qua e la', non c'era anima umana in giro, solo il silenzio e qualche miagolio. S'imbatterono in una rissa per un pezzo di formaggio, s'imbatte' in un topo da fogna poco piu' piccolo di lui, che quasi lo spavento', vide volare su di se' pipistrelli che gli facevano perdere l'orizzonte, che avrebbe voluto tirare giu' con una zampata, ma erano imprendibili con le loro ali lugubrI dall'andamento indefinibile, scappo' da cani randagi come loro.

Quante emozioni.

Finche', quasi all'alba, ritornarono nella zona dove aveva conosciuto Carletto e Camilla. La zona era piu' popolata, c'erano alcuni sventurati umani che puzzavano in modo incredibile. Stavano rovistando tra l'immondizia alla ricerca di cose utili alla loro sopravvivenza.
Era stanco Kiko' e si sdraio' vicino alla finestra della cantina dov'era scivolato alcune ore prima. Uno degli straccioni le si avvicino'
- Ehi gattaccio, come sei bello, non mi sembri proprio uno dei soliti randagi, scommetto che ti sei perso. Vieni che ti riporto a casa. -
A casa, penso' Kiko', mai. Come il tizio tento' di prenderlo tra le braccia le venne incontro il suo istinto felino, da tempo nascosto dalla sua vita incolore, e le si avvento' contro tentando di graffiarlo.
- Brutta bestiaccia se ti prendo ti faccio a pezzi e poi mi faccio una cena luculliana. -
urlo' indispettito il barbone.
Intanto da un angolo vide spuntare gli occhi verdi di Camilla, che lo guardo' incredula e orgogliosa. Bravo Kiko' hai dimostrato di essere un gatto vero, finalmente.

- Vieni Camilla, ti porto a fare un giro, e' quasi giorno e voglio correre in mezzo all'erba.-
Aveva notato che alla fine della strada c'era un bel giardinetto. I due mici si misero a correre in mezzo all'erba fresca e umida di rugiada, si rotolarono e rincorsero e sembrava che il tempo si fosse fermato. Ma improvvisamente sentirono il rumore di una macchina fermarsi. Kiko' non ebbe tempo di capire che vide gli occhi della sua padrona su di lui.

- Kiko', tesoro mio, dove ti sei cacciato? Malandrino. -
In un attimo lo prese in braccio e lo carico' in macchina. Kiko' era molto triste, non aveva potuto salutare Oscar e sopratutto Camilla che era rimasta da sola in mezzo all'erba e lo vide scomparire in quello scatolotto rumoroso. Perche' gli uomini volevano avere diritto sulla vita degli animali? Li privavano della loro liberta', delle loro gioie, per un mondo squallido e incivile, fatto di menzogne e cattiverie. Arrivo' a casa e la vecchia gli fece subito quello stupido shampoo per ripulirlo. Perche' non si era ribellato come contro il barbone? Perche' provava rispetto per quella stupida vecchiaccia incartapecorita, che lo aveva accudito in questi anni. In fin di conti era buona.
Ma lui amava Camilla, voleva stare con lei, con i suoi nuovi amici, a contatto con la terra, il vento, la pioggia. Passarono ore, forse giorni e Kiko' mangiava pochissimo, il veterinario lo trovo' in buona salute, probabilmente era diventato un gatto infelice.
Un giorno scappero', pensava sempre Kiko', e questa volta sara' per sempre.
Un giorno Oscar sarebbe tornato e l'avrebbe riportato da Camilla.

Un mattino apri' gli occhi, stirandosi sul suo solito cuscino granata, che evidenziava ancor di piu' il colore del suo pelo grigio-azzurro, e vide sul ramo davanti alla sua finestra Oscar. Si alzo' e inizio' a grattare con le unghiette alla finestra. Oscar si lasciava dondolare dal ramo.
- Sono venuto a liberarti, preparati -
Kiko' fece colazione come al solito, anzi quel mattino mangio' di voglia e fece le fusa alla padroncina.
-Ho capito birbante, vuoi farti una passeggiata, pero' guai a te se scappi un'altra volta. -

Come apri' la porta con uno scatto mai visto Kiko' si mise a correre, s'arrampico' sul muretto, guardo' giu' e vide Oscar aspetarlo di sotto. Si guardo' un attimo indietro poi fece il grande salto.
Era libero, finalmente. L'avrebbe cercato, ma lui ora si sapeva difendere ed avrebbe usato tutta la sua forza per restare libero. Sarebbe anche morto di stenti, di freddo, di pericoli vari, ma ne valeva bene, ne valeva proprio la pena.