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RESTAURO
LA LEGGENDA DELLA VERA CROCE

Piero Della Francesca, Chiesa di S.Francesco, Arezzo

di Donato Di Poce


Dipinto tra il 1452 e il 1459 nella chiesa di S. Francesco ad Arezzo il ciclo di affreschi tra i piu' famosi al mondo, da Piero della Francesca ( uno dei geni Italiani del Rinascimento ) , e' stato riportato dopo 10 anni di restauri, all'originario splendore.
" La Leggenda della Vera Croce " , affonda le sue radici nella Cristianita' e attraversa ere e millenni:
Jacopo da Varazze nella Legenda Aurea narra in sostanza che Adamo in punto di morte, prega il figlio Seth di recarsi dall'arcangelo Michele, alle porte del paradiso terrestre per averne l'olio della misericordia. L'arcangelo nega questa grazia e da' invece a Seth i semi dell'albero del peccato. Dopo la morte di Adamo, l'albero fruttifichera' dalla sua bocca, e Adamo sara' salvo. Seth obbedisce, e dalla bocca del padre nasce un grande albero.
Ai tempi di Salomone esso viene abbattuto e trasformato in tavola. Ma rivelatosi inutilizzabile ai fini pratici, viene impiegato come ponticello sul fiume Siloe. La regina di Saba recatasi dal re, mentre attraversa il ponte ha una visione: su questo legno verra' crocifisso il Salvatore del mondo. Invece di transitare sul ponte, si inginocchia ad adorarlo, poi racconta la sua premonizione al Re che lo fa seppellire tra le viscere della terra affinche' non venga più trovato.
Senza narrare tutta la storia che si conclude con la battaglia del Re persiano Cosroe contro l'imperatore romano Eraclio, con la restituzione della croce a Gerusalemme, vediamo ora come Piero della Francesca risolve e imposta in 10 quadri che ha a disposizione il racconto figurativo:
1) la morte di Adamo; 2) l'adorazione del sacro legno e l'incontro della regina di Saba con re Salomone; 3) la rimozione del sacro legno; 4) l'annunciazione; il sogno di Costantino; 6) la vittoria di Costantino su Massenzio; 7) la tortura dell'ebreo Giuda; 8) il ritrovamento e la prova della vera croce: 9) la battaglia di Eraclio e Cosroe; 10) l'esaltazione della croce.
Piero quindi trae spunto dalla vicenda per sovrapporre motivi religiosi e motivi politici dell'epoca e realizzare appieno le sue teorie pittoriche e prospettiche.
Questo ciclo di affreschi e' sopravvissuto a incendi, terremoti, guerre, restauri sbagliati, infiltrazioni, fino al 1985 quando nacque il "Progetto Piero". Un lavoro esemplare condotto dalla Sovrintendenza di Arezzo e dall'Opificio delle Pietre dure di Firenze, che ha portato a nuova luce tutti gli affreschi della parete di sinistra e si conta di finire in pochi anni quelli della parte destra.
Il Primo di Febbraio la Cappella verra' riaperta al pubblico e gli affreschi potranno essere visitati dal pubblico di tutto il mondo che potra' così respirare l'atmosfera del Rinascimento Italiano e riallacciare un confronto e un dialogo spesso e ingiustamente monopolizzato dall'Arte contemporanea e dalla logica di mercato.
Piero risponde con la grandezza delle persone umili e colte ai rivaleggiamenti tra Firenze e Venezia operando in maniera appartata e defilata in ambienti tranquilli come Rimini, Arezzo, Urbino, Borgo di S. Sepolcro ( sua città natale ).
Ha 40 anni e idee chiarissime sulla pittura, sulla matematica e sulla prospettiva, quando inizia a lavorare al ciclo della Vera Croce con l'aiuto di due lavoranti.
Nasceranno così una selva di simboli, storie, colori, visioni, prospettive che lasceranno a bocca aperta Vasari e tutti gli studiosi che si sono succeduti.
In effetti, Piero, dipingeva battaglie, scene di lavoro contadino, luoghi biblici, ambienti prospettici inconsueti, in una parola lo Spazio e la Storia.
Ed e' forse grazie all'uso a secco del colore ad olio di lino che ha permesso nonostante tutto, la discreta tenuta del capolavoro nei secoli e che il recente restauro ha chiaramente evidenziato operando inoltre un eccellente lavoro di reintegro delle lacune e di consolidamento degli intonaci.
Ma torniamo a Piero e all'Opera; erede della lezione "luministica" di Domenico Veneziano ed autore del trattato " De Prospectiva pingendi" , Piero sviluppa un vero e proprio teorema prospettico al cui centro c'è sempre l'uomo (memore della cultura umanistica Fiorentina del '400 e del precetto Albertiano " uomo misura di tutte le cose" ) esaltando al massimo l'armonia delle forme e il colore.
L'operazione stilistica importantissima e rivoluzionaria di Piero è quella di spostare e moltiplicare l'asse prospettico influenzando artisti di tutta l'Italia quali Tura', Cossa, G. Bellini, Antonello da Messina, L. Signorelli, Perugino e Raffaello.
La lezione di Piero fu quella di non dimenticare mai i tre elementi principali della pittura: disegno, proporzione, colore, ma Pietro moltiplica il quadro, realizzando più punti di fuga, alzando o abbassando l'orizzonte, realizzando in uno spazio cosmico, una figurazione sacrale che unisce il mondo rustico e contadino del paesaggio Umbro/Toscano con i miti biblici e storici dell'epoca.
Piero si serve dell'asse centrale della costruzione per dividere il quadro in due parti, ognuna indipendente ma complementare e consequenziale all'altra( una sorta di sequenza cinematografica ) come è evidente in tutto il ciclo della vera croce e anche in maniera esemplare nella Flagellazione di Gesu' (Urbino, Galleria Nazionale delle Marche ).
Insomma Piero realizza una giostra di stendardi, cavalli, corazze, panneggi, decorazioni, Annunciazioni, Resurrezioni senza precedenti, fondando una nuova civiltà figurativa e facendo della sua anima una DOMUS AUREA.
Le varie fasi del restauro si possono seguire in Internet sul sito: http://www.bpel.it/cultura.htmll