Il carattere contraddittorio e disumano della
pena di morte è espresso in questi versi del poeta siciliano, Renato Pennisi,
con accenti di amaro sarcasmo e, insieme, di intensa pietà umana. A partire da
questa esemplare trattazione poetica,
Il candidato provi a sviluppare la problematica etica ed esistenziale connessa alla pena di morte, con
opportuni riferimenti sia al dibattito contemporaneo sia alla storia della
cultura filosofico -letteraria europea.
Non mi
maledire se ho lasciato
i tuoi
capelli, i tuoi cuscini profumati
la sera,
perché sono
l'orrore
del capo
chino nel laccio,
le braccia
lungo i fianchi
(non so
amore, se i miei occhi sono aperti)
Per tutta la vita
sono stato lontano dalla terra,
anche ora una dignitosa sentenza
vuole che i miei piedi non la sfiorino
neppure.