Rapporti con l'Amministrazione (Preside e Provveditore)
Atto di Rimostranza


    Bisogna abituarsi a scrivere per potersi fare rispondere per iscritto, inoltre bisogna pretendere che le istanze scritte siano protocollate (richiedere sempre il numero di protocollo, se viene opposto rifiuto, si invii una raccomandata, indicando sulla busta il contenuto: istanza, atto di rimostranza ecc.; se a questo punto non risulta sia stata protocollata il capo d'istituto è perseguibile). Molto spesso accade che un ordine verbale non venga reiterato per iscritto in quanto il preside stesso teme che non ci siano i presupposti normativi per assumersi tranquillamente la responsabilità di quell'ordine.

    Ogni circolare scritta (e firmata per presa visione) è un primo ordine di servizio. Ciò non vuol dire che sia immediatamente impositivo: se si hanno dei dubbi sulla correttezza di quell'ordine e sul fatto che rispecchi le norme vigenti occorre farlo presente al preside (e per via gerarchica al Provveditore agli studi, intitolando la lettera "Atto di Rimostranza"), facendo riferimento all'art. 17 del Testo Unico sugli impiegati civili dello Stato DPR 3/57 che dà diritto ai dubbi sull'ordine e ad un secondo appello, contestualmente va chiesta l'illustrazione delle norme, in base alla recente legge sulla trasparenza nella Pubblica Amministrazione (Legge 241/90). Al rinnovo dell'ordine scritto si è tenuti ad eseguire (per evitare le sanzioni previste) ma si ha comunque diritto di ricorrere al Provveditore (e per via gerarchica al Ministero della Pubblica Istruzione) riproponendo il quesito sulla legalità dell'ordine ricevuto. Tutto questo iter è prassi normale e contemplata proprio come difesa dei diritti e tutela da eventuali responsabilità: non macchia assolutamente il fascicolo personale. La Corte dei Conti (Sezioni Riunite 1/6/87) ha anzi puntualizzato che "in base alla posizione di indipendenza riconosciuta agli insegnanti .... il rapporto dei docenti con il superiore non può definirsi specificamente di subordinazione gerarchica"; tale rapporto, poi, è definito come "un rapporto, in certo senso, di leale collaborazione .... sicché il dovere di obbedienza non sorge se non sulla base di un'aperta e franca discussione delle disposizioni impartite dall'alto".

    Sull'utilità dell'atto di rimostranza si può citare un esempio (realmente accaduto): un insegnante durante la lezione ha ricevuto l'ordine perentorio di recarsi in presidenza; è andato, lasciando il bidello a custodire gli studenti; un ragazzo nel frattempo si è fatto male e i genitori hanno fatto causa. L'insegnante ha dovuto pagare i danni di tasca sua; se avesse dato al bidello un biglietto scritto con l'atto di rimostranza e il preside gli avesse rinnovato l'ordine (scritto) sarebbe stato quest'ultimo a pagare.


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