LA FORMAZIONE

Dalla formazione tradizionale affidata agli esperti alla formazione “peer to peer” affidata alle reti collaborative

L’impressione sullo stato della scuola italiana diffusa fra gli insegnanti, i genitori, i media e i policy maker, al di là dei risultati delle indagine OCSE che rivela una preparazione degli studenti italiani significativamente inferiore rispetto alla media degli altri paesi, è generalmente negativa.

Si tratta di una considerazione spesso intrisa di nostalgia, di rimpianto di una scuola autorevole e formativa sul modello del liceo novecentesco.

Si rischia così di scambiare per obiettivo quello che è invece la causa del degrado: un modello superato, non al passo con l'evoluzione sociale.

Quel modello è caratterizzato:

·       da un paradigma dell'apprendimento basato sulla trasmissione ordinata, sistematica e sequenziale (con tempi lunghi) della conoscenza;

·       dalla centralità del docente, trasmettitore di conoscenze;

·       dal processo lezione - studio individuale - esercizi applicativi – verifica;

·       da una rigida divisione del sapere in discipline;

·       da un orario scolastico che definisce in modo rigido non solo il tempo attribuito a ciascuna disciplina /insegnante, ma anche alla lezione o al laboratorio.

E' un modello antitetico con gli studenti, “digital native”, di oggi; la scuola non può trascurare i profondi mutamenti che la diffusione delle tecnologie di rete sta producendo al modo di interrelarsi fra le persone e deve assumere un ruolo strategico nell’educare le nuove generazioni, sia nel proporre le tecnologie della comunicazione come strumento in grado di potenziare lo studio e i processi di apprendimento individuali, sia ad usarle in modo eticamente corretto e consapevole.

Nel corso degli ultimi 20 anni e più, molte sono state le iniziative di "alfabetizzazione" informatica degli insegnanti, a livello di singole scuole e a livello nazionale, dal Piano nazionale per l'Informatica del ministro Falcucci, 1985, al ForTIC, nel periodo 2002-2008, e la formazione di carattere tecnologico dei docenti in servizio si è ispirata al modello ECDL, una formazione sulle TIC prevalentemente rivolta alle funzioni base del computer e all'uso di programmi da ufficio, con l'aggiunta della navigazione in Internet e dell'uso delle e-mail.

Si è conseguito il risultato, positivo, di un aumento dell'uso, ma quasi sempre extra-didattico, del computer da parte dei docenti nella propria attività professionale. Negli usi didattici, il computer difficilmente viene impiegato per modificare le metodologie ma, in genere, solo per sostituire uno strumento con un altro: il testo realizzato a computer anziché battuto a macchina, il proiettore al posto della lavagna luminosa.

Nel frattempo si è passati dal WEB "1" AL WEB 2.0, da Internet come luogo di contenuti prodotti da altri e dalla "navigazione" come qualcosa di simile allo zapping televisivo, ad Internet come luogo in cui tutti possono interagire fra di loro e partecipare alla produzione dei contenuti. I blog, i siti di condivisione di video, fotografie, presentazioni, biblioteche, YouTube, Flickr, SlideShare,… permettono a ciascuno di produrre contenuti e condividerli, di censirli (comment), catalogarli (tag), scaricarli e modificarli (download), diffonderli (embed in your blog).

I wiki, Wikipedia è solo l'esempio più famoso, permettono l'elaborazione collettiva e la collaborazione nella produzione di conoscenza.

I nostri alunni fanno parte di una generazione che ha scritto le sue prime parole indifferentemente con un pennarello o con una tastiera, che dà per scontati l'accesso immediato a qualsiasi informazione e a qualsiasi persona, che è abituata a cercare (e trovare) in rete le risorse occorrenti, che pratica il peer to peer, lo scambio fra pari, e agisce in modalità multitasking: chatta con MSN mentre scarica musica con e-mule e guarda un filmato su YouTube, nelle orecchie le cuffie del lettore MP3,

Fino a qualche tempo fa, le sorgenti dei saperi che potevano incidere sullo sviluppo di nuove conoscenze nel discente erano circoscritte al docente e alla manualistica disciplinare, alle quali si aggiungevano i canali informativi mediali, quali radio e televisione, comunque collocabili fra le cosiddette “fonti garantite” in quanto a correttezza e affidabilità.

L’avvento del Web 2.0 ha però rivoluzionato questo schema e oggi, per lo studente, esistono molti più canali per acquisire (in modo diretto o indiretto) informazioni su argomenti disciplinari. Resta però il fatto che, senza un controllo e un supporto adulto, il processo di trasformazione di tali informazioni in conoscenza personale finisce quasi sempre col basarsi su un “fai-da-te” privo di metodo.

La maggior parte degli insegnanti non è in grado di supportare questo processo perché tutt’ora culturalmente ancorati, o indotti dal contesto scolastico, a schemi convenzionali di insegnamento-apprendimento centrati sul docente e sul libro di testo.

E' dunque il caso di pensare ad una formazione che aiuti i docenti ad acquisire le competenze necessarie per svolgere il mestiere di insegnante nella tecnologia digitale, per essere non solo utenti consapevoli delle TIC ma anche docenti consapevoli dell’uso pedagogico delle TIC, agenti attivi nel dar vita a un processo di cambiamento della didattica (a partire, è evidente, dalla propria) che tenga conto della pluralità dei canali informativi e di interazione che gli studenti hanno quotidianamente a disposizione.

Si tratta di un compito di straordinaria rilevanza educativa ma che al tempo stesso implica un cambiamento sia del ruolo del docente sia del modo di organizzare la didattica.

Di qui l’esigenza di agire sullo sviluppo professionale degli insegnanti con azioni formative che abituino all’informalità dei processi di apprendimento resi possibili dalle risorse 2.0. con l’uso quindi di strumenti e approcci basati sulle stesse risorse e sulle stesse modalità con le quali esse possono poi essere didatticamente proposte agli studenti.

Si tratta di un nuovo approccio alla formazione degli insegnanti non più (o almeno non solo) giocata su interventi formativi di tipo formale (partecipazione a corsi in aula o a distanza) ma centrati soprattutto su processi di apprendimento informale che facciano leva sulle potenzialità del Web nell’accedere e condividere informazioni, conoscenze e buone pratiche attraverso la consultazione diretta delle fonti e l’interazione sociale in comunità di pratica online. In altre parole, il percorso formativo “formale”  dovrà fungere da ponte, creando le competenze necessarie alla successiva gestione autonoma di percorsi di apprendimento informale, basati cioè sulla capacità di ricercare e filtrare fonti informative, accedere alle conoscenze esplicite (quelle codificate) e all’oceano della conoscenza sociale, ossia quella intrappolata nella miriade di reti sociali online,  sfruttarle per la propria crescita professionale e comprendere come le stesse possano essere impiegate didatticamente.

Nella scuola Di Biasio molti docenti hanno partecipato, in anni precedenti, a corsi di formazione online e, attualmente alcuni di essi (10, tra iscritti e uditori) sono coinvolti  nei progetti  relativi alla diffusione delle LIM e cl@ssi 2.0, buone occasioni per migliorare le proprie competenze riguardo alle capacità di

·       accedere a informazioni, basi documentali, materiali didattici utili a sé e ai propri studenti;

·       entrare in contatto e collaborare con colleghi ed esperti;
prender parte attiva a comunità di pratica;

·       partecipare a eventi formativi in rete;

·       saper usare i diversi strumenti di comunicazione digitale sincrona e asincrona;

·       saper cercare, modificare, riutilizzare risorse didattiche digitali;

·       saper produrre e mettere in condivisione risorse didattiche digitali,

·       provvedere al proprio aggiornamento continuo (apprendimento “informale”).

Questi stessi colleghi, ed altri che vogliono aggiungersi come uditori alla seconda fase del percorso formativo che avrà inizio il 1° marzo, possono rappresentare una ricchezza per l’intera classe docente della scuola, incoraggiando l’utilizzo, nell’ambito dei loro corsi, degli strumenti in dotazione all’Istituto e la condivisione di buone pratiche.

La funzione strumentale, oltre a dare indicazioni e consulenza per l’uso della strumentazione, avrà il compito di diffondere il materiale didattico realizzato e favorire la circolazione delle idee e l’autoformazione, anche attraverso l’uso di una mailing list.

 

Il superamento della formazione tradizionale affidata agli esperti a vantaggio della formazione “peer to peer” affidata alle reti collaborative, ben si coniuga con i magri bilanci della scuola; le poche risorse economiche destinate alla formazione potrebbero essere utilizzate, previa ricognizione dell’esistente, in abbonamenti a riviste e/o acquisto di libri per arricchire la sezione di didattica della biblioteca della scuola.

 

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